Faccia a faccia con la grande storia

Il giornalista Giovanni Minoli riflette sull'ostilità post-bellica in Toscana, criticando la narrazione storica dominante e sottolineando l'importanza della verità.

Faccia a faccia con la grande storia

Faccia a faccia con la grande storia

Per completare l’articolo abbiamo avuto opportunità di intervistare a Roma il grande giornalista Giovanni Minoli, disponibile a scambiare riflessioni con noi.

Cosa pensa della Toscana subito dopo il passaggio del fronte?

"In un quadro generale normalizzato, il clima restava di ostilità con conti in sospeso politici e personali e accanimento soprattutto da parte partigiana con la vittoria in pugno".

Quali le sensazioni dei vinti prima di subire quella fine?

"Consiglio ’Il sangue dei vinti’, bellissimo libro di Giampaolo Pansa, svela situazioni reali dando voce ai dimenticati".

Gli Alleati avrebbero potuto fermare i partigiani?

"Liberando l’Italia si resero colpevoli di atroci delitti, bombardando città e perfino accordandosi con la mafia. Come avrebbero potuto?".

Perché c’è stato un gran silenzio e nessuno ha mai aperto l’argomento?

"La storia la scrive chi vince, per motivazioni politiche non si è approfondito".

Che luce ha portato il libro di Pansa? Uscito prima avrebbe cambiato qualcosa?

"Non credo, è stato subito osteggiato perché per primo ha messo il dito nella piaga raccontando la verità".

Nelle scuole il discorso è stato affrontato?

"No, quasi per niente, a motivo del clima che si era creato".

Durante "La storia siamo noi" è stato ostacolato per evitare la diffusione di informazioni scomode?

"Sì, ma non ho tenuto conto degli ostacoli, soprattutto non ho mai ceduto alla paura. La redazione è sempre stata libera col gusto della verità".

Da sempre è un intervistatore, come si sta sulla sponda opposta?

"È più difficile intervistare: si deve studiare ed essere preparati, evitando domande banali".

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