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Giulio Picchi: "Sono 141 giorni dalla scomparsa del mi' babbo"

Il figlio del celebre chef ricorda su Facebook l'eredità lasciata dal patron del Cibrèo. Con la promessa: "La nostra missione è proseguire con coraggio e passione. Passando in Sant’Ambrogio sentiamo ancora l’odore della pappa al pomodoro"

Giulio Picchi titolare della trattoria 'Cibreo' (repertorio)

 Firenze, 17 luglio 2022 - "Sono passati 141 giorni da quando il “mi’ babbo” ci ha lasciati". Giulio Picchi, uno dei quattro figli del celebre chef e patron del Cibrèo, ha ricordato oggi su Facebook la tragedia che  ha colpito lui, la sua famiglia e tutti i collaboratori delle tante attività avviate da Fabio Picchi. 

"Il mi’ babbo è partito troppo presto e inaspettatamente. Nel dolore di questi mesi, un fatto in particolare mi ha aiutato a ritrovare la forza e il coraggio di andare avanti - racconta -. Centinaia di persone ci hanno dimostrato la loro vicinanza: amici, clienti e tutta la comunità che ama e ammira Fabio ci ha dimostrato tutto l’amore e l’affetto che prova per noi e per il Picchi. Non ho avuto modo di poter rispondere a tutti e vorrei cogliere l’occasione adesso per ringraziare tutti coloro che hanno inviato messaggi o telegrammi, che hanno scritto su i giornali e sui social un pensiero per babbo. Grazie!" 

Adesso è il momento di raccogliere e portare avanti l'eredità lasciata da da quel genio e appassioanto amante della cucina toscana. Ed è su questo che insiste suo figlio Giulio: "Fabio è ancora con noi ogni volta che mangiamo un pezzo del suo pane, ogni volta che attraversando Sant’Ambrogio sentiamo l’odore della pappa al pomodoro che sobbolle sulle stufe delle nostre cucine, ogni volta che sogniamo una cucchiaiata della sua indimenticabile maionese con tanto olio d’oliva e tanto limone, ogni volta che  guardiamo un cipresso e sappiamo che per Fabio era il simbolo della toscanità, quella alta e raffinata non quella becera e grezza, quella toscanità che ha fatto scuola nel mondo nei secoli. La nostra missione oggi è portare Cibrèo nel futuro con coraggio, passione e con il sorriso stampato sulle labbra.  Grazie babbo, grazie per averci insegnato a lavorare sempre su noi stessi, grazie per averci insegnato a vivere con intensità sentendo le corde della nostra anima vibrare come un diapason ogni volta che la bellezza, sotto qualsiasi forma, ci si para davanti. Grazie a tutti coloro che ogni giorno abbracciano e hanno abbracciato con noi, un po’ di quella bellezza".