REDAZIONE FIRENZE

Ex occupanti in mezzo alla strada Tensione alle stelle. E volano botte

Dopo l’incendio nel blocco industriale, le famiglie che vivevano all’interno si sono accampate in via Fanfani. Scoppia anche una rissa, con bottiglie di vetro spaccate e calci nelle costole. Nessun ferito grave.

di Pietro Mecarozzi

Una lunga distesa di materassi costeggia gli edifici di via Fanfani, in zona Castello, pochi metri prima dell’area dove si staglia – tra montagne di rifiuti – l’ex mobilificio Becagli. Sull’asfalto sono parcheggiati abiti, valigie e tutto quello che gli ex occupanti sono riusciti a tirare fuori dalle proprie casette abusive – costruite all’interno dell’ala dell’edificio una volta dedicata allo showroom – poco prima dello scoppio dell’incendio che ha invaso i locali dell’edificio industriale lo scorso venerdì.

Le tre comunità che vivevano all’interno dello stabile, romeni, rom e sudafricani, adesso si ritrovano quindi accampati per strada, e in alcuni giardini pubblici del quartiere, a rincorrere le zone d’ombra che gli edifici proiettano sul rovente asfalto. Una ventina di persone in totale, che in questi due giorni – dopo il riacutizzarsi nel corso di lunedì dell’incendio nell’area – sono stati assistiti dai cittadini del quartiere, che gli hanno offerto acqua e viveri. "Non hanno mai dato problemi – confessa uno dei residenti –, è sempre stata una convivenza pacifica, ma adesso sono abbandonati a bordo strada, dove fanno i loro bisogni, si lavano e dormono".

Non risultano esserci bambini tra gli ex occupanti. Si tratta di giovani e adulti di mezza età, che vivevano divisi nelle diverse aree dell’edificio industriale. "Abito qui dentro da circa 4 anni – ci confessa uno degli occupanti romeni indicando l’ex mobilificio Becagli –, faccio il muratore, anche se adesso è un po’ di tempo che sono disoccupato. Prima dell’incendio ognuno aveva i suoi spazi e non c’erano mai stati problemi".

Problemi che invece sono scoppiati proprio nel pomeriggio di ieri, quando due uomini di origini rom si sono scontrati con un ragazzo sudafricano, accusato da gran parte degli ex occupanti di essere colui che ha dato il via all’incendio.

Dopo una prima fase di offese, i due hanno spinto a terra il giovane sudafricano, prendendolo per il collo e sferrandogli alcuni calci nelle costole. Il giovane, visibilmente in stato di alterazione, una volta liberatosi dalla morsa dei due, ha impugnato una bottiglia di birra di vetro e rincorso i suoi assalitori, senza però raggiungerli. Nessuno dei tre ha riportato ferite gravi, anche grazie all’intervento degli agenti delle due pattuglie di polizia presenti sul luogo, che in poco tempo hanno placato gli animi e fatto tornare la situazione sotto controllo.

All’interno di quello che una volta era lo showroom del mobilificio, che La Nazione ha potuto visionare, si trova invece un piccolo villaggio formato da baracche di legno e ferro, che possono godere degli allacci alla corrente elettrica e del gas fornito da bombole. Tutto intorno c’è un mare di rifiuti, animato da una piccola colonia di gatti che ha familiarizzato con le famiglie occupanti. Nei piazzali del blocco industriale hanno invece trovato asilo frigoriferi e lavatrice cannibalizzate, scarti edili e immondizia di vario genere. "È diventata una discarica per le aziende che non vogliono pagare lo smaltimento dei rifiuti, è un continuo via vai di camioncini che scaricano", ci spiegano i residenti.

Nel frattempo, dentro l’area sono proseguiti i lavori dei vigili del fuoco, che hanno isolato cumuli di rifiuti per poi bagnarli con l’acqua ed evitare quindi lo scoppio di nuovi incendi. Procedura avvenuta con l’ausilio dei dispositivi di protezione individuale, in quanto all’interno dell’edificio è probabile anche la presenza di amianto. La polizia fa inoltre sapere che la zona verrà sigillata, perché pericolosa e pericolante, mentre sulle procedure per la bonifica e la pulizia dell’area rimangono ancora molti punti interrogativi.