
Tribunale (foto d'archivio)
Firenze, 29 gennaio 2016 - Le liti per le eredità di "compendi" ragguardevoli avvelenano, anche gli eredi di sangue blu. Non è sfuggita alla ‘regola’ la famiglia Bargagli Petrucci, protagonisti della disputa Maria Petra, 68 anni (originaria di Pomarance, Pisa), ma domiciliata e Firenze e a Bologna, e il nipote Enrico, 43; una contesa finita davanti al giudice di pace Goracci, con la donna imputata di percosse, diffamazione e minaccia nei confronti del più giovane parente. E il giudice l’ha condannata, a una pena pecuniaria, anche se poco più che simbolica, e solo per le percosse e le minacce (non la diffamazione): multa di 1000 euro e risarcimento del danno, 2500.
L’episodio che ha indotto Enrico (assistito dall’avvocato Adriano Saldarelli) a presentare denuncia-querela contro la zia data 5 novembre del 2009. C’è una riunione in un ufficio di Palazzo Tempi-Bargagli Petrucci di via de’ Bardi, già proprietà dei Marchesi Tempi: splendidi saloni, grandi finestre e affacci sui Lungarni, magnifica, spettacolare veduta dall’Arno da Ponte Vecchio a Santa Croce. Maria Petra Bargagli Petrucci non è contenta delle disposizioni lasciate in due testamenti – del 1997 e 2001 – da Alma Rimbotti, vedova Bargagli Petrucci, nonna di Enrico. L’altra erede è Maria Germana, sorella di Maria Petra.
"Ingiurie, minacce, telefonate a tutte le ore": così Enrico sintetizzerà il comportamento della zia. Alla riunione ci sono Enrico, sua madre Giovanna Sassoli de Bianchi, il cugino Leonardo Guicciardini (figlio di Maria Germana), Maria Petra, l’amministratore Paola Fabbrichesi. In una libreria usata dalla defunta, Enrico trova matrici di assegni emessi da Alma Rimbotti. "In almeno due casi, la beneficiaria risulta essere la zia. E per importi consistenti", osserva Enrico.
"Lei interviene, urla, vuole i blocchetti. Rispondo che può farne una fotocopia, ma gli originali devono restare a disposizione di tutti". Lei gli si avventa addosso, gli sbatte la testa contro il muro, lo morde a una mano, gli strappa il blocchetto assegni. Altra giornata calda il 2 febbraio 2010: incontro tra gli eredi per ultimare le divisioni mobiliari. "Mia zia è entrata prima e si è chiusa dentro e ha preso tutti i documenti bancari, mettendoli in un sacchetto: sono dovuti intervenire i carabinieri", spiega Enrico, in precedenza duramente apostrofato ("Delinquente, farabutto") dalla zia.
g.sp.