CATERINA CECCUTI
Cronaca

L’abito e l’accessorio come fonte di malessere o benessere attraverso il tempo

Ieri pomeriggio alla Biblioteca delle Oblate il professor Samuele Magri ha esplorato l’impatto di abiti e accessori su corpo, società e ambiente, nel corso di un evento organizzato dall’Associazione Amici del Foulard

Maria Paola Alberti con Samuele Magri

Maria Paola Alberti con Samuele Magri

Firenze, 20 maggio 2025 - Ieri pomeriggio la Sala Conferenze della Biblioteca delle Oblate ha fatto da cornice ad un incontro particolarmente ricco di spunti: “L’abito e l’accessorio come fonte di malessere o benessere attraverso il tempo”. Su invito dell’associazione Amici del Foulard e della presidente Maria Paola Alberti, il professor Samuele Magri ha catturato l’attenzione di un pubblico attento e partecipe. L’evento, patrocinato dal Comune di Firenze, è stato un viaggio nell’universo simbolico e materiale di ciò che indossiamo, e si è aperto con una riflessione sul significato dei termini “benessere” e “malessere”, per poi muoversi lungo una linea storica in cui abiti e accessori hanno influenzato non solo la salute fisica ma anche il vissuto sociale e culturale. “Nel corso dell’Ottocento, per esempio, il medico tedesco Gustave Jaeger consigliava l’uso di lana non tinta a diretto contatto con la pelle – ha spiegato il Professore -, in un’epoca in cui mercurio e arsenico si annidavano nei tessuti, provocando gravi intossicazioni.”

Magri ha ricordato poi come, fin dal mito e dalle credenze religiose, alcuni indumenti assumessero un potere salvifico o letale: basti pensare alla leggenda della tunica di Ercole, che condusse l’eroe alla morte. Un passaggio cruciale è stato dedicato al corsetto, simbolo di ambiguità estetica e sociale. Strumento per mantenere la schiena dritta e seguire le mode, ma anche gabbia che imprigionava il corpo femminile, il corsetto è emerso come emblema di un dibattito fra liberazione e costrizione, fra concezioni più o meno conservatrici del ruolo della donna. Magri ha dunque spostato l’attenzione sull’impatto ambientale della moda: dallo sfruttamento e dall’estinzione di specie animali per realizzare collezioni di lusso al massiccio inquinamento generato dalle industrie tessili. In questo contesto, organizzazioni come PETA e Greenpeace da anni denunciano gli abusi, mentre ricercatori e stilisti sperimentano nuove fibre sostenibili. L’intervento ha guardato anche alle condizioni di chi lavora dietro le quinte della moda: dalle drammatiche fatiche degli operai tessili alle prime proposte di modelli etici. Fra Ottocento e Novecento, Magri ha celebrato la figura di Rosa Genoni, la sarta milanese che avviò iniziative per garantire dignità e tutele alle lavoratrici del settore.

La conferenza si è chiusa con le domande del pubblico e dei soci di Amici del Foulard, che hanno dimostrato grande curiosità e stimolato ulteriori riflessioni sui temi affrontati, confermando come il legame fra abito, corpo e società resti un terreno fertile per il pensiero critico e per la ricerca di un’armonia fra stile, salute e sostenibilità.