
Leoni in una foto Olycom
Immaginate un ruggito che si affievolisce nel vento del deserto del Kunene: in tutta la Namibia sopravvivono appena seicento–settecento leoni, sparsi in un territorio grande tre volte il Piemonte. Nelle zone di confine fra parchi nazionali e villaggi, il re della savana deve dribblare recinti, mandrie e fucili, con un conflitto uomo-leone che, negli ultimi trent’anni, ha contribuito a dimezzare la popolazione africana di questa specie. È una corsa contro il tempo: habitat che si restringono, prede che scarseggiano, bracconieri che non vanno mai in ferie.

Di tutto questo – dai numeri reali al fronte caldo del conflitto con gli allevatori, fino alle soluzioni più innovative – abbiamo parlato con la biologa della conservazione Valentina Isaja, da anni sul campo fra le polverose piste namibiane. Ma, se volete dare una mano in prima persona, lasciate il flash acceso: ai leoni serve tutta la luce possibile. In che senso, vi starete chiedendo? Grazie a una partnership tra Fondazione ZOOM, Wildlife Initiative e il centro commerciale toscano Barberino Outlet, ogni foto postata su Instagram con il tag @barberinooutlet si trasforma in un euro per proteggere i leoni del Fish River Canyon. E per quanti avranno la possibilità di recarsi personalmente al centro di Barberino, fino al 28 maggio è allestito un safari fotografico fatto di installazioni e scenografie immersive pensate per regalare scatti indimenticabili. È possibile contribuire alla raccolta fondi a favore della tutela dei leoni anche donando direttamente sulla piattaforma Gofundme a questo link.
La situazione dei Leoni in Namibia
Dottoressa Isaja, qual è oggi la situazione della popolazione di leoni in Namibia? Abbiamo dati aggiornati su quanti esemplari siano ancora presenti in natura?
“In Africa, la popolazione di leoni ha subito un drastico calo, con una diminuzione di oltre il 50% negli ultimi 30 anni e circa 20.000 esemplari rimasti in natura. Tuttavia, in alcuni Paesi come Botswana, Namibia, Sudafrica e Zimbabwe, la popolazione è rimasta relativamente stabile grazie a politiche di conservazione mirate. In Namibia, i leoni occupano un vasto territorio di circa 94.300 km². Attualmente, la popolazione stimata dal Ministero dell'Ambiente è di 600-700 individui, con concentrazioni significative nel Parco Nazionale di Etosha, dove il numero di esemplari si mantiene tra 400 e 450 da oltre vent’anni, nonostante le pressioni ai confini del parco. Altre aree chiave, come il Caprivi e la regione del Kunene (area del progetto che la Fondazione ZOOM sta monitorando e dove sta intervenendo in collaborazione con la Wildlife Initiative), ospitano circa 130-180 leoni, di cui 50-60 adulti stanziali nel deserto del Skeleton Coast National Park e nelle conservancies locali. Tuttavia, il conflitto con l’uomo, legato alla predazione del bestiame, continua a rappresentare una minaccia crescente. Sebbene alcuni leoni si muovano tra Etosha e Kunene, non ci sono gruppi residenti nelle aree densamente popolate tra le due regioni. Al di fuori di queste aree, i leoni si trovano anche in alcune proprietà private recintate. Nelle regioni nord-orientali di Kavango East e Zambezi, la popolazione si è ridotta a meno di 100 individui negli ultimi decenni, con gli esemplari confinati principalmente in aree protette. Per contrastare il conflitto con gli allevatori, sono stati installati oltre 150 recinti anti-predatore, riducendo dell’80% gli attacchi ai bovini e del 95% le uccisioni di leoni tra il 2012 e il 2019”. I leoni in Namibia sono classificati come “vulnerabili” dalla Lista Rossa IUCN. Quali sono le principali minacce alla loro sopravvivenza e come stanno cambiando nel tempo?
“Prima di tutto la perdita di habitat dovuta all’espansione delle attività umane. In secondo luogo la riduzione delle prede naturali e la competizione con il bestiame domestico. Come dicevo, vanno considerati i conflitti con le comunità locali, che spesso abbattono i leoni per proteggere il bestiame. Purtroppo però esiste anche la caccia sportiva non regolamentata. Il prelievo di leoni per la caccia sportiva o l’abbattimento di esemplari problematici ha conseguenze sulla stabilità delle popolazioni. Infatti l’uccisione dei maschi adulti di un branco porta spesso le femmine con cuccioli a lasciare le aree protette per proteggerli dagli incoming males, aumentando il rischio di conflitti con le comunità locali. Infine il commercio illegale di parti del corpo. Il fenomeno è particolarmente evidente nelle Conservancies e nelle Aree di Confine a quelle protette, dove la predazione del bestiame alimenta il conflitto uomo-leone. Dopo aver ucciso un animale, i leoni tendono a restare nelle vicinanze della carcassa, diventando facili bersagli per la caccia diretta o per l’uso di carcasse avvelenate per eliminarli. Questo comportamento li espone a una pressione elevata, causando gravi declini demografici quando la persecuzione si intensifica. Per mitigare queste minacce, è fondamentale implementare strategie di gestione del conflitto, come l’uso di recinti anti-predatore per proteggere il bestiame, migliori pratiche di allevamento per ridurre il rischio di predazione e incentivi economici alle comunità locali al fine di limitare il rischio per i leoni e favorire la coesistenza con le comunità rurali”.
La perdita di habitat e il calo delle prede sembrano fattori cruciali. Quanto pesa l’espansione delle attività umane su questo fenomeno e quali sono le aree più critiche?
“Le aree più critiche in Namibia sono quelle in cui i leoni hanno popolazioni stabili ma fungono come aree di passaggio e di confine per le popolazioni del paese. In particolare Kunene è una delle aree più minacciate, poiché non è interamente protetta con status di parco nazionale e i gruppi di leoni si spostano tra concessioni governative, comunità locali e zone parzialmente protette come Klip Valley, dove la Fondazione ZOOM insieme a Wildlife Initiative sta operando. Ma anche a Caprivi, regione di confine, dove le interazioni con gli allevatori aumentano il rischio di conflitti. Non si sono registrati comunque attacchi all’uomo”.
Quali strategie di conservazione sono attualmente in atto in Namibia per proteggere i leoni? Ci sono progetti particolarmente efficaci o innovativi che meritano attenzione?
“In Africa, diversi meccanismi possono contribuire a mitigare il conflitto tra leoni e attività umane, in particolare attraverso assicurazioni contro la perdita di bestiame e incentivi economici per la coesistenza. Attualmente, il Ministero dell'Ambiente, delle Foreste e del Turismo in Namibia sostiene gli allevatori che subiscono perdite di bestiame a causa dei predatori attraverso il programma Human-Wildlife Self-Reliance Scheme, che compensa parzialmente i danni subiti. Tuttavia, per garantire una convivenza sostenibile, sono necessarie strategie più efficaci, come la gestione integrata del territorio, superando l’approccio "recintare o abbattere". Inoltre, il conflitto uomo-leone non riguarda solo la conservazione della fauna selvatica, ma è anche un problema di sviluppo umano e agricolo, che richiede un maggiore coinvolgimento da parte dei settori economici e governativi, oltre alle istituzioni ambientali. Si rendono necessari anche pagamenti per servizi ecosistemici: è fondamentale incrementare il valore economico dei leoni per le comunità locali, e ciò può essere ottenuto attraverso schemi di pagamento per servizi ecosistemici; un’iniziativa promettente è il Wildlife Credit Scheme, avviato nel Mudumu South Complex, che prevede un compenso per le comunità locali in base agli avvistamenti di leoni. La gestione integrata del territorio potrebbe aumentare la tolleranza verso i leoni e valorizzarne il ruolo ecologico ed economico. Anche la promozione di un turismo responsabile, con safari mirati al monitoraggio dei leoni, potrebbe essere di aiuto. Il governo sta infine valutando la traslocazione di leoni problematici, ma questa strategia presenta diverse limitazioni e non sempre è efficace per ridurre i conflitti”.
Come possiamo, anche da Paesi lontani, contribuire concretamente alla salvaguardia di questa specie?
“Il declino dei leoni è una minaccia grave per la biodiversità africana, con meno dell’8% dell’areale storico ancora occupato dalla specie. Mentre alcune popolazioni in Namibia sono relativamente stabili grazie a gestione attiva e riserve recintate, altre sono fortemente minacciate da conflitti con allevatori e pratiche di prelievo insostenibili. La conservazione del leone richiede progetti strutturati e a lungo termine. Il monitoraggio e la presenza di gruppi di ricerca rappresentano un deterrente per la persecuzione locale, come dimostrato dal progetto che la Fondazione ZOOM e Wildlife Initiative stanno sviluppando anche grazie al sostegno di Barberino Outlet. Quindi, per garantire la protezione dei leoni e dei suoi habitat, è fondamentale il supporto alle organizzazioni che lavorano in situ per la protezione delle specie minacciate e l’educazione ambientale per sensibilizzare le comunità locali sulla coesistenza con la fauna selvatica. Solo attraverso una gestione sostenibile, una maggiore consapevolezza e il coinvolgimento attivo di istituzioni e cittadini, e attraverso il supporto di realtà come Barberino Outlet, sarà possibile preservare i leoni e garantire loro un futuro, ed invertire l’estinzione di tantissime specie sul pianeta”.