
di Geraldina Fiechter
"Perché c’è la guerra?" Quattordici anni sono una vita troppo piccola per rispondere a domande così grandi. Ma è abbastanza per subire fino in fondo l’orrore scoppiato all’improvviso sotto il proprio cielo. Gli occhi velati di Emma, arrivata dall’Ucraina e accolta due giorni fa alla Sassetti Peruzzi, sede di Scandicci, raccontano più delle parole. Ha due trecce bellissime, lunghe e lavorate, e vestiti alla moda. Ha lasciato tutto a Leopoli, dove fino a pochi giorni fa cresceva dentro l’unico mondo che voleva: la scuola, gli amici, la sorella più piccola, le gare di ping pong in cui è campionessa. "Dovete partire", ha detto il papà alle sue donne. Subito. E in poche ore, insieme alla zia e alla cugina, si sono trovate su un bus che dopo due giorni di viaggio le ha lasciate a Firenze, dove la nonna, un tempo, lavorava come badante. "La casa in cui abito a Leopoli è all’ottavo piano di un palazzo senza un riparo sotterraneo": ha spiegato Oksana, la mamma di Emma, al suo arrivo. "Ed è vicina a una vecchia centrale radio che può diventare un obiettivo militare: avevamo molta paura". Oksana, 36 anni, era impiegata, come la sorella Nadia, ma ora è tutto fermo, chissà cosa succederà in futuro. Il padre, come tutti gli uomini fra i 18 e i 60 anni, non può uscire dall’Ucraina. E anche il suo posto di lavoro - un negozio di articoli sportivi - ha chiuso i battenti. "Papà ora è solo a casa - dice Emma - e io lo sento spesso con i messaggi e le videochiamate. Mi manca. Mi ha detto che aiuta i volontari".
Firenze, in questi casi, dà il meglio di sè. Un ex alunno della scuola Sassetti Peruzzi, che ora lavora alla Caritas di Scandicci, ha accolto questo grappolo di donne spaventate e ha messo a disposizione un rifugio, un bilocale. Poi ha cercato le scuole adatte. "Per Emma - racconta Lorenzo Chiari - ho pensato subito alla mia ex scuola, è come una famiglia, conosco la disponibilità degli insegnanti e dei ragazzi. E poi lì c’è Markian, un ragazzo ucraino che è in Italia da quattro anni e che può aiutarla con la lingua". Per il primo giorno di scuola, la classe ha organizzato una festa di accoglienza. C’erano anche le famiglie, tutte le famiglie. E la storia di Emma è stata raccontata dai compagni sul Sassetti News, il giornale della scuola.
"Perché c’è la guerra?": ha chiesto Emma a suo padre prima di partire. E lui? "Mi ha detto che la Russia non vuole che l’Ucraina sia indipendente, vuole riprendersela". Poi, insieme al compagno-interprete, si corregge: "Non la Russia, ma Putin, solo lui. Noi abbiamo tanti amici russi, parliamo il russo, loro non capiscono questa guerra, proprio come noi". Emma e Markian sono in una scuola in cui gran parte degli studenti ha nazionalità diverse. Sarà ancora più difficile capire perché due popoli fratelli come quello ucraino e russo si stanno facendo la guerra.