PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Sollicciano, la fuga degli agenti. Salgono i trasferimenti: “Troppe aggressioni”

Agenti di polizia penitenziaria a Firenze denunciano violenza e precarietà a nel carcere fiorentino. Mancanza di personale e condizioni igieniche critiche alimentano la fuga di colleghi

Il carcere di Sollicciano (foto Ansa)

Il carcere di Sollicciano (foto Ansa)

Firenze, 24 aprile 2024 – "Siamo sotto tiro, appena indossiamo la divisa diventiamo il nemico da colpire: è normale che nessuno voglia più fare questo lavoro". Marco è un agente di polizia penitenziaria da oltre dieci anni. Ne ha viste di tutti i colori. "Ci ho fatto il callo", esordisce, per poi correggersi subito dopo: "Sollicciano però è arrivato a un punto di non ritorno". E per fare degli esempi non c’è bisogno neanche di andare troppo indietro nel tempo: "Domenica sono stati aggrediti tre miei colleghi – racconta –, io potevo essere il quarto, ero lì con loro. Fortunatamente sono riuscito a schivare il pugno del detenuto diretto sul mio naso". Gli episodi di violenza – ben 19 da inizio 2024 – vanno di pari passo con lo stato di precaria salute dell’intero istituto, dando vita a un mix inesorabile che rende Sollicciano poco invitante per chi vuole fare il mestiere della guardia carceraria. Come Paolo, che preferisce rimanere anonimo: "Ho chiesto il trasferimento circa un anno fa – spiega –, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ennesima aggressione. Calci, pugni e insulti: quando scegli di indossare questa divisa sai i rischi che corri, ma lì la situazione è fuori controllo".

Come lui, sono tanti i colleghi che hanno le valige pronte: "Negli ultimi tre anni abbiamo avuto un innalzamento delle richieste di trasferimento – aggiunge Antonio Mautone, segretario territoriale del sindacato UilPa –, con picchi anche di cinquanta domande all’anno. Le cause possono essere varie, ma a incidere sulle scelte degli agenti è anche il clima di paura in cui sono costretti a lavorare".

Tante uscite, poche entrate. Uno dei problemi – sollevato ieri (dopo un sopralluogo all’interno del penitenziario) dai due esponenti del Pd, Federico Gianassi e Debora Serracchiani, e a inizio febbraio dalla direttrice Antonella Tuoni – è proprio quello della mancanza di personale (questione principlamente di competenza ministeriale). Secondo i dati più recenti, gli agenti in dotazione a Sollicciano dovrebbero essere 566, ma invece sono 350. "I giovani, se non indirizzati dopo la scuola di formazione, non scelgono Firenze – chiosa ancora Mautone –. Facendo una media: da venti nuovi ingressi, siamo passati a cinque/sei all’anno". Carenze di organico frutto anche di carenze strutturali, sia nelle celle, sia nella caserma dove molti agenti risiedono.

"Abitare in città con lo stipendio che percepiamo è impensabile – conclude Marco –, quindi in tanti alloggiano nella caserma del carcere, dove ci sono infiltrazioni, umidità e muffa". Tra gli agenti, giovani e meno giovani, serpeggia sempre più anche il timore per le condizioni igieniche in cui versano i reparti. "Cimici, scarafaggi, corridoi pieni d’acqua: non sono solo slogan o smisurato allarmismo – chiosa Paolo –. Assistiamo a ciò ogni giorno: non è giusto per noi, non è giusto per i detenuti". Sul versante lavori, secondo quanto emerge dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, a fine anno è in programma il riavvio del cantiere per le celle degli uomini, con interventi che mireranno ad arginare le infiltrazioni di acqua. Per la sezione femminile, invece, nulla si muove: un’ala è tutt’ora inagibile, e i lavori fatti in precedenza non hanno risolto i problemi. "Abbiamo avuto colloqui anche con il prefetto – tuona il segretario regionale del Sappe della Toscana Francesco Oliviero – per illustrare lo stato di disagio all’interno del penitenziario. Non sono più rinviabili provvedimenti risolutivi"