REDAZIONE FIRENZE

Edicole e cultura Binomio inscindibile

Firenze sta perdendo la sua tradizione di botteghe artigianali, con la conseguente perdita di cultura e bellezza. Si sta assistendo a una carenza generazionale e a una pericolosa omologazione dei prodotti, che rischia di far dimenticare il gusto del bello.

Firenze città della cultura e della bellezza: lo è, qualcosa tuttavia continua a sgretolarsi. Si susseguono inesorabili le chiusure delle edicole, considerate una volta un eccellente investimento. Si fatica ormai a trovare dove acquistare un quotidiano, che è insieme informazione e cultura. Si dirà che si fa sempre più spazio il giornale on line, ma sappiamo bene non essere la stessa cosa, specie per una popolazione fatta ampiamente da anziani, abituati alla copia cartacea da leggere, ripiegare e riprendere in mano più tardi, nel corso della giornata. Un ‘edicola, inoltre, è una sollecitazione alla lettura anche per chi non mette piede in una libreria: di periodici e di libri di ampia divulgazione, abbinati o meno all’una o all’altra testata. Ricordiamo quanto hanno contribuito ad appassionare la gente alla conoscenza di fatti e figure del nostro passato i volumi della Storia d’Italia di Indro Montanelli, entrati in quasi tutte le case. Scompare, o si rarefà l’artigianato, il lavoro manuale, la produzione di qualità. E’ notizia di questi giorni la chiusura di un’antica falegnameria fiorentina per mancanza di giovani interessati a lavorare il legno. E così la ceramica, il cuoio, la pelle. Si assiste a un pericoloso vuoto generazionale; un solo esempio: nel mondo del restauro, la carenza di finanziamenti adeguati non consente il ricambio, la specializzazione necessaria ad assicurare la continuità di un’arte - poiché di arte si tratta - riconosciuta ed apprezzata anche all’estero. Il rischio più grande è l’appiattimento, la perdita del gusto, della stessa cognizione del bello.

Con l’abitudine a prodotti perfettamente eguali, le nuove generazioni finiranno per giudicare nato male un oggetto fatto a mano, diverso dallo standard abituale e per tale motivo ritenuto imperfetto. Firenze ha nel proprio Dna il culto della bottega, dove si imparava fin dal Medio Evo il mestiere dal maestro artigiano. Conservare la tradizione, difendere un patrimonio unico, significa offrire qualificata specificità, evitare - nel divenire tumultuoso del cambiamento - di finire confusi in un universo malinconicamente eguale.