REDAZIONE FIRENZE

Eccidio di Crespino sul Lamone. Vittoria in aula, ottanta anni dopo

Il tribunale di Firenze condanna la Germania: statuiti risarcimenti per i tre figli di uno dei 44 fucilati

di Paolo Guidotti

FIRENZE

Attilio Pieri faceva il muratore. E a Crespino del Lamone, il proprio paese, dirigeva la banda musicale, e si dedicava all’allevamento delle api. Insieme ad altre 43 persone, di Crespino, Lozzole, Fantino, fu ucciso il 17 luglio del 1944 dalla rappresaglia dei Tedeschi.

Un eccidio terribile, poco conosciuto fuori dai confini locali. Ora però è entrato nelle aule dei tribunali, perché un folto gruppo di parenti delle vittime ha deciso di fare ricorso per la richiesta dei danni per crimine contro l’umanità. E c’è una prima sentenza che dà ragione ai tre figli ancora viventi di Pieri, Maria Teresa, Rita e Ludovico che assistiti dall’avvocato Diego Cremona hanno visto riconosciuto dal Tribunale di Firenze, giudice Susanna Zanda, il loro diritto ad essere risarciti. Circa un anno fa, su iniziativa del sindaco di Marradi Tommaso Triberti, si tenne a Crespino un incontro con l’avvocato Cremona, il locale comitato Onorcaduti, presieduto da Irene Alpi e gli abitanti. Si era riaperta una finestra temporale per utilizzare un fondo speciale, deciso dal Governo Draghi, per indennizzare i familiari, figli e nipoti dei caduti vittime di stragi compiute dai nazisti. Cremona spiegò questa opportunità, e si decise di provarci.

Alla fine sono stati cinquantasei i familiari delle vittime dell’eccidio che hanno firmato il ricorso contro lo Stato Federale di Germania, per una ventina di cause. "Dopo l’incontro con l’avvocato – dice Alpi – ci siamo attivati, per ricercare tutti i familiari delle vittime: è stato un grosso lavoro, ma alla fine pensiamo di averli rintracciati quasi tutti, anche persone che non conoscevamo. Poi la ricerca della documentazione, e anche questo è stato impegnativo, negli archivi comunali di Marradi e di Palazzuolo: abbiamo ritrovato anche i certificati di morte, con la causa "fucilazione", per ciascuno dei nostri caduti".

Accadde così anche ad Attilio Pieri: i soldati tedeschi, insieme al vecchio parroco del paese, don Trioschi, lo portarono sul greto del Lamone, dove c’erano già 19 cadaveri. E insieme al parroco fu costretto a scavare la fossa. Appena terminato furono entrambi mitragliati. "Avevo due anni – racconta il figlio, Ludovico -, e non mi ricordo niente. Ci sono i pensieri di mia sorella, che è più grande. Ma in generale anche chi ricorda vedo che ne parla malvolentieri. Non è facile rievocare atti così dolorosi. La sentenza? E’ il riconoscimento di ciò che è accaduto". Alpi concorda: "Sono felice per la sentenza: quello che è avvenuto a Crespino è conosciuto da pochi. Invece è giusto che una delle stragi più gravi accadute in Toscana sia resa nota e ricordata". Così ai tre figli il Tribunale di Firenze ha riconosciuto un risarcimento di 260mila euro ciascuno. Che con la rivalutazione degli interessi sfiora i 500mila euro a testa. La sentenza però deve ancora passare in giudicato, ed è probabile che l’Avvocatura dello Stato faccia ricorso.

L’avvocato Cremona intanto di questa prima sentenza è soddisfatto, ma precisa: "E’ una soddisfazione che credo debba essere gestita con mitezza. Il nostro lavoro è di contribuire a fare giustizia, certo. Ma, al di là del fatto che il percorso si profila ancora lungo, le vittime della tragedia nazista e i danni profondi che ne derivarono sappiamo bene che non sono compensabili in un’aula di Tribunale". Il legale si è già occupato di altri eccidi e numerose deportazioni: "La vicenda di Crespino ha tuttavia – dice -, una sua peculiarità. Il dolore che qui si è vissuto è stato immenso, come altrove, ma poi ogni comunità ha il suo modo di viverlo, di ricordarlo quel dolore. Qui la memoria è stata coltivata con dignità grande. Quel che ho avuto modo di percepire è che si tratti di una memoria non urlata, direi anche di religioso sapore. Una memoria di grande valore unitivo, che tiene sorprendentemente viva la comunità locale".