
Ha un nome, il cadavere ripescato mercoledì sera in Arno, all’altezza di Ponte Vespucci, dai sommozzatori dei vigili del fuoco.
Si tratta di un uomo albanese di 26 anni, già noto alle forze dell’ordine. Inoltre, al termine dell’autopsia effettuata ieri mattina, è emerso un parziale esito sulle possibili cause della sua morte; sono stati esclusi eventi di natura traumatica e il decesso viene verosimilmente attribuito ad un annegamento.
I carabinieri continueranno ad eseguire accertamenti e attività investigative finalizzate a riscostruire le circostanze che hanno determinato la caduta in acqua del 26enne. Per l’identificazione i carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo di Firenze sono riusciti a rendere utilizzabili le impronte del corpo, già in stato di decomposizione dovuta al tempo trascorso nell’acqua del fiume. Dalle impronte è stato poi possibile tracciarne un riscontro nella banca dati dattiloscopica delle forze di polizia che ha dato il nome dell’uomo. In passato era stato denunciato e fotosegnalato per reati di minore entità, dettaglio che si è rivelato fondamentale ai fini dell’identificazione.
Ma i risultati dell’autopsia dovranno stabilire anche da quanto tempo il cadavere si trovava in acqua. Le condizioni in cui è stato trovato facevano pensare a un corppo che ha passato molto tempo in acqua, tuttavia le prime indicazioni dell’esame circoscriverebbero a duetre giorni il tempo di permanenza in Arno.
Il caldo di questi giorni, il contatto con l’acqua e la temperatura della stessa potrebbero aver contribuito ad accelerare i processi di decomposizione del cadavere.
Per quanto riguarda le ipotesi a monte della caduta in acqua, i carabinieri hanno escluso la partecipazione di terze persone. Il 26enne potrebbe essere caduto accidentalmente nel fiume oppure aver deciso di togliersi la vita in questa maniera.