DUCCIO MOSCHELLA
Cronaca

In principio fu don Cantini. Violentatore seriale salvato dalla prescrizione

I fatti accertati su almeno 19 donne, alcune di loro bambine, fra il ’75 e il ’93. Anni di silenzi e omissioni, poi la svolta con il cardinale Betori e il Papa

Don Lelio Cantini, autore di violenze e abusi su almeno 19 donne

Nove religiosi indagati nel pratese e in altre zone della Toscana per presunti abusi sessuali su due fratelli minorenni. E’ quanto sta accertando la procura di Prato: uno scandalo dalle dimensioni ancora tutte da valutare che investe la Conferenza episcopale toscana. Il vescovo di Prato, monsignore Giovanni Nerbini, esprime «piena fiducia nella magistratura e offre agli inquirenti piena collaborazione». Non fu così a Firenze, quando nel 2007, arcivescovo il cardinale Ennio Antonelli, divampò il caso di don Lelio Cantini, autore di violenze e abusi su almeno 19 donne, delle quali alcune bambine di 10 anni, mentre per gli abusi commessi su una bambina dal parroco di Sommaia, don Paolo Glaentzer, arrestato il 23 luglio 2018 e già condannato in primo grado dal tribunale di Prato a quattro anni e 4 mesi, l’attuale arcivescovo, cardinale Giuseppe Betori, ha deciso di costituirsi parte civile. E’ la prima volta che accade.

 

Firenze, 30 gennaio 2020 - C’è un prima e un dopo, nella chiesa fiorentina, a proposito della repressione degli abusi sessuali commessi da sacerdoti. Quando esplose il caso don Cantini, la mattina di Pasqua del 2007, si cercò in tutti i modi di limitare le responsabilità della Curia e minimizzare. Oggi, invece, non solo si denuncia, ma addirittura ci si costituisce parte civile in giudizio. In più, dal gennaio 2019, è stato varato un corso specifico alla Facoltà teologica dell’Italia centrale sulla prevenzione e il contrasto degli abusi, tema caro all’arcivescovo Giuseppe Betori.  

A questo punto, però, è necessario guardarsi indietro per capire quanti passi avanti siano stati fatti nella Chiesa contro le violenze e il dominio delle coscienze. Don Lelio Cantini, morto quasi novantenne nel febbraio 2012, è stato dai primi anni ’70 al settembre 2005 signore e padrone della parrocchia della Regina della Pace, in via di Caciolle, insieme alla sua perpetua Rosanna Saveri, e a una vera e propria corte, dalla quale dovevano essere scelti i sacerdoti degni di crescere nella nuova Chiesa secondo Cantini.

Medio Evo puro al Ponte di Mezzo, che detta così farebbe anche sorridere, se non fosse una tragedia. E siccome, sempre secondo il sacerdote indegno, non era peccato avere rapporti sessuali con lui a farne le spese sono state bambine, adolescenti e donne più adulte, la cui testimonianze “raccontano di un clima terribile, pesante, tetro, autoritario, blasfemo, (...) in una situazione in cui (...) Cantini riuscì a far credere a molti di essere il Signore, mentre Rosanna (Saveri ndr) dal canto suo otteneva potere ed obbedienza dichiarandosi la Madonna, quella che aveva le visioni".  

L’estratto del decreto di archiviazione con il quale il Gip di Firenze chiude il caso nel 2011 per “intervenuta prescrizione“, ma di fatto apre uno spiraglio fetido sulle coperture ecclesiali, iniziate nel 1992, anno della prima denuncia, e continuate nel tempo, tanto da gettare ombre, poi fugate dalle indagini, sul ferimento a colpi di pistola del segretario dell’arcivescovo Giuseppe Betori, don Paolo Brogi, la sera del 4 novembre 2011, pochi mesi dopo il decreto di archiviazione. Coperture e tentativi d’insabbiamento, a detta delle vittime e soprattutto della magistratura che non ha agito per difetto di querela, chiamano in causa uno dei “figli“ prediletti di Cantini, monsignor Claudio Maniago, per il quale un sogno premonitore della Saveri, già nel ’72, aveva predetto l’episcopato. Da vicario generale e ausiliare dell’arcivescovo Antonelli, Maniago aveva messo in guardia le vittime dal rischio di effetto boomerang e di inutile polverone. Certo è che senza il caso Cantini, don Claudio diventato vescovo ausiliare a 44 anni, avrebbe potuto ambire a una sede meno periferica di Castellaneta di Puglia, dove Papa Francesco lo ha mandato nel 2014, a 55 anni ormai compiuti.  

Tramontato il pontificato di Giovanni Paolo II, che non ha brillato per trasparenza, smossesi un po’ le acque con Benedetto XVI, tanto che la riduzione allo stato laicale di Cantini porta la sua firma, la svolta si è avuta con il Papa argentino, dopo un po’ d’iniziale titubanza soprattutto all’estero. L’arcivescovo Giuseppe Betori, successore di Antonelli, promosso al dicastero per la famiglia e rimosso da Firenze nel giugno 2008, ha cercato di chiudere del tutto la vicenda e alla fine c’è riuscito, seppur con grande fatica, anche per l’ingombrante presenza di Maniago, con una veglia di preghiera alla Santissima Annunziata per e con le vittime nel giugno 2011. Oggi la Chiesa non è più nemmeno paragonabile a quella di allora. Contro don Glaentzer, già parroco di Sommaia, reo confesso nel 2018 e condannato per abusi sessuali su una bambina, la Chiesa fiorentina si è costituita parte civile, mai successo prima. Come svolta è promettente.

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