REDAZIONE FIRENZE

Luana, docente e colf per sbarcare il lunario. Sono un'insegnante ma lo stato non mi paga

"Mi danno supplenze brevi e mi pagano a rate"

Luana Francioso (foto NewPressPhoto)

Firenze, 21 aprile 2016 - Maestra di professione, donna delle pulizie per necessità. È un pugno nello stomaco la storia di Luana Francioso. Una vicenda che dimostra come il nostro Stato sia incapace, di fatto, di tutelare i benchè minimi diritti. «Io tutti i giorni vado a lavoro, ma lo stipendio non arriva mai in modo regolare», si sfoga Luana. 41 anni, separata con una figlia di 14, la maestra, romana, vive a Firenze da quando è nata la sua bambina. Diploma magistrale in tasca, ha prima lavorato in nidi e scuole private. Poi, dal 2010 ha iniziato a fare le supplenze nello Stato. «Supplenze brevi e saltuarie. In una settimana, ho girato anche tre scuole diverse», racconta. Una vita appesa al cellulare, in attesa della chiamata di lavoro. Un’ansia continua per i soldi che le spetterebbero e che invece tardano, tardano...

Luana fa parte di quell’esercito di precari che, non rientrati nelle fasi a, b e c della «Buona scuola», devono ancora accontentarsi delle ‘supplenze brevi’. Incarichi temporanei che prima venivano pagati dalle singole scuole. «Tempi d’oro, perché all’epoca non c’erano problemi», sospira la maestra. Poi, tutto è passato al ministero delle Finanze. Ed è lì che sono iniziati i guai. «Tre anni fa, quando lavoravo a Scandicci, sono stata senza stipendio per quattro mesi», racconta Luana, che per la prima volta nella sua vita s’è trovata costretta a chiedere un prestito.

Ii suo ex marito le passa il dovuto in modo puntuale, ma i 700 euro d’affitto pesano molto sul bilancio familiare. E poi c’è da far fronte a tutte le spese: cibo, bollette, benzina per l’auto... Insomma, tutto quello che c’è da pagare per vivere in modo onesto e dignitoso Un anno fa, la maestra è stata senza stipendio per due mesi. Adesso, Luana lavora alla scuola Barsanti. Una sostituzione maternità. Lo scorso dicembre lo stipendio non le è arrivato. E a gennaio ha avuto una piccola parte: soltanto 500 euro. Uno stillicidio. Di qui la decisione di trovare un altro lavoro. Umilmente, Luana si è rimboccata le maniche ed è andata a fare le pulizie da una famiglia, che si è dimostrata molto comprensiva nei suoi confronti.

Quando è libera dagli impegni scolastici, imbraccia aspirapolvere e mocio per 10 euro l’ora. «Ma ho comunque dovuto chiedere un altro prestito», abbassa lo sguardo come se si vergognasse a dirlo. Basta una carie, con relativa corsa dal dentista, per sballare un bilancio precarissimo.

«Pensare che coi miei 1200 euro mensili ce la farei – si sfoga la 41enne –. Se avessi la certezza che il 27 di ogni mese mi arriva l’accredito non andrei a pulire e non chiederei prestiti. Lavoro con passione e con puntualità. Non è giusto patire così. Non ho nessuno che mi possa aiutare. Chiedo solo di avere quello che mi spetta». Si stringe nelle spalle il dirigente Usr Domenico Petruzzo: «Purtroppo è un problema di sistemi, che va oltre l’umana considerazione. Qualche intoppo c’è, è vero. Quando devono dialogare più amministrazioni è facile che ci siano ritardi per i contratti temporanei. Tutto ora dipende dal Tesoro».