
Il comprensivo Barsanti di Firenze si caratterizza per il proprio diario
Firenze, 6 settembre 2021 - C’era una volta il diario, che a giugno raddoppiava di altezza. Tra foto di cantanti e attori, biglietti di concerti e cuori di tutte le fogge, lo spessore non poteva che aumentare. Sceglierlo richiedeva una cura estrema. Eh, già, il compagno di viaggio di un intero anno scolastico richiedeva magari anche più ‘passaggi’ in cartoleria, dove un’ora poteva non bastare per arrivare alla fatidica decisione.
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Adesso invece è tutto un altro mondo. Un po’ il registro elettronico, un po’ i social in cui riversare i propri pensieri e stati d’animo, alla fine del vecchio caro diario è rimasto ben poco. Capita dunque che alcuni istituti comprensivi decidano di creare il proprio diario. Per tutti uguale: così non ci sarà la bambina magari gelosa di quello griffato dell’amichetta.
“Il diario d’istituto dà un senso di appartenenza, caratterizza la scuola e rappresenta anche un aiuto economico alle famiglie. Ma sia chiaro: non è un obbligo. Chi preferisce acquistarlo in cartoleria è libero di farlo”, racconta Marco Menicatti, preside dell’istituto comprensivo Barsanti. Il consiglio di istituto, spiega il preside, ogni anno destina 5 euro del contributo volontario per il diario, “che viene poi dato a tutti, anche a chi non paga il contributo, perchè siamo la scuola di tutti”. Si tratta anche di un modo per “provare a sensibilizzare chi si rifiuta di dare il contributo”, ma il diario d’istituto è soprattutto un “tratto distintivo, un oggetto unico che hanno solo gli studenti di una certa scuola”.
Ma perchè non c’è più l’amore di un tempo verso il diario? “E’ meno importante per l’assegnazione dei compiti - spiega il preside -. Fa fede il registro elettronico. E poi non mancano le chat delle mamme. Per i più grandi, i social hanno sostituito alla fonte la funzione del diario personale. Il diario, sul banco, era un oggetto semi-segreto, dato che era comunque alla portata di compagni e genitori. Oggi invece o abbiamo la privacy assoluta data dal registro di classe oppure il diario pubblico, che si chiama Facebook o Instagram. Con l’online, le vie di mezzo non esistono più”. E se tanti cinquantenni ancora conservano il proprio diario, chissà cosa sfoglieranno domani le giovani generazioni di oggi. Forse andranno a rivedere i vecchi post? Appare molto difficile.