
Di Giorgi, addio al Pd: "Si sono opposti alla mia candidatura. E’ già tutto deciso"
Di Giorgi, perché?
"Dentro di me è cresciuto un disagio e un senso di estraneità rispetto alle parole d’ordine della nuova dirigenza che poco alla volta mi hanno convinta a prendere un’altra strada. Non senza fatica e dolore".
L’ex vicepresidente del senato Rosa Maria Di Giorgi con una lunga lettera di commiato ha lasciato il Pd per Italia viva (era stata assessora anche con Renzi sindaco) per lo spostamento a sinistra del partito che le ha fatto temere una ricostituzione dei Ds. Ma anche per molto altro.
Il telefono bollente, ultimamente il Pd l’aveva snobbata, rispondendole che non c’era spazio per le autocandidature a sindaco. Oggi qualcosa è cambiato...
"Sto ricevendo messaggi e chiamate da tanti altissimi dirigenti nazionali Pd che mi stanno commuovendo".
Che effetto fa?
"Immaginavo che questa decisione non sarebbe passata inosservata, è un momento di grande vitalità a livello politico. Stiamo facendo un’opposizione non così efficace per contrastare il governo, quindi i movimenti e i passaggi all’interno del centrosinistra acquisiscono particolare importanza".
Quali sono i recenti accadimenti in città che le hanno fatto prendere la decisione?
"Certamente l’opposizione assoluta alla mia richiesta di primarie per poter partecipare alla competizione per la candidatura a sindaco. Mi è parso un partito molto chiuso. Impaurito e arroccato su persone e posizioni precostituite".
Le sembra già tutto già deciso a tavolino?
"Sì, sembra tutto deciso. E che non ci sia spazio per un dibattito vero su programmi e strategie che prevedano il coinvolgimento di tutte le sensibilità interne al Pd per un modello di sviluppo condiviso".
Il Pd farà le primarie?
"Credo proprio di no. Come si è percepito fin dall’inizio. A questo punto il problema non mi riguarda più personalmente ma credo che ci debba essere un forte ripensamento: le primarie sono un grande strumento di coinvolgimento popolare, contro l’astensionismo e l’allontanamento della gente dal palazzo".
Secondo lei il Pd ha già in testa il candidato sindaco?
"No. Credo che ci sia ancora un grande disaccordo all’interno delle varie correnti Pd e anche per la costruzione delle coalizioni. Penso e che servirà tempo".
Renzi correrà da solo?
"Questo non sono in grado di dirlo. Perché la costruzione di una coalizione richiede delicatezza e rispetto tra i soggetti che la devono costituire. Io sono per andare in coalizione con il Pd e spero che ci siano le condizioni per farlo".
Lei, cattolica democratica riformista non si riconosceva più nel partito.
"Non mi sentivo più a mio agio. Il sempre più evidente spostamento a verso posizioni legate ai movimenti radicali e di sinistra, più orientati al Movimento 5 stelle mi hanno fatto capire che non era più il mio posto".
Quali?
"Per esempio le posizioni sull’utero in affitto, sulla liberalizzazione delle droghe leggere e in particolare la raccolta di firme per la demolizione del Jobs act in cui avevo fortemente creduto".
Che ne pensa di Saccardi sindaca?
"Benissimo. Persona capace con grande esperienza amministrativa in grado di tenere insieme tante sensibilità".