EMANUELE BALDI
Cronaca

Da Domenici a Renzi, fino a Nardella. Il bottino ’eterno’ del centrosinistra. A ogni elezione 110mila voti (o giù di lì)

Nel 1999 al candidato Ds 108.424 consensi, cinque anni dopo 109.043. Cioè 685 meno di Dario nel ’19

Centodiecimila voti. Al netto di oscillazioni di qualche centinaio di croci sulla scheda (a volte in più, talvolta in meno) che ingolosiscono giusto i pignoli delle statistiche lasciando nei fatti indifferenti gli analisti politici che ci mettono su, puntualmente, la ceralacca dell’irrilevanza. In tempi in cui impazziscono le percentuali di sondaggi più o meno credibili, è cosa curiosa andare a ripescare i voti effettivi che, ad ogni tornata elettorale comunale, il candidato del centrosinistra, che sia al primo turno o al ballottaggio (insomma alla resa dei conti), incassa a Firenze: praticamente sempre gli stessi.

E questo a prescindere da popolazione, affluenze e candidati in campi. Sembra dunque esserci un zoccolo durissimo, granitico e inscalfibile, che prima o dopo vota sempre a sinistra. Andrà così anche quest’anno? Ce lo diranno solo le urne. Noi, per il momento, possiamo solo affidarci ai numeri storici che riservano molte curiosità.

Partiamo dal 1999. Il Pd ancora non c’è, ci sono in compenso i Ds, di un rosso con tonalità assai più scure del partito che ne erediterà la bandiera. Il giovane Leonardo Domenici, cresciuto a pane e partito, si presenta alle comunali, sostenuto anche dal partito dei comunisti italiani ma non da Rifondazione (che comunque non va oltre il 5,6%) incassando subito il 51,65% delle preferenze pari a 108.424 voti. Il prof Franco Scaramuzzi si arrende con un comunque dignitoso 35,65%. Passano quattro anni.

Siamo nel 2004, tempo di girotondi e qualche mal di pancia a sinistra. L’onda del malcontento arriva con qualche rivolo anche in riva d’Arno e la pasionaria Ornella De Zordo con Rifondazione e civiche al seguito fa il botto (27.302voti con oltre il 12%) drenando un tot di consensi che portano Domenici a un ballottaggio – il sindaco uscente si ferma al 49,5% con 109.043 voti (siamo sempre lì...) – comunque all’acqua di rose. Quindici giorni dopo il primo turno Domenici vince infatti con il 66% (102.269 voti) lasciando le briciole al candidato del centrodestra Domenico Valentino che si ferma al 33,96% dei consensi.

Il 2009 è un altro mondo. C’è il Pd e il candidato è un rampantissimo Matteo Renzi, che in fase di riscaldamento per la rottamazione nazionale intanto sbriciola l’apparato del centrosinistra locale vincendo le primarie dem e presentandosi al voto di giugno con i favori del pronostico. Al primo turno risente un po’ dello sconquasso creato nel partito e si ferma al 47,4% (97.882 voti). Serve il ballottaggio per superare in scioltezza il pur tenace Giovanni Galli, sostenuto dal centrodestra a trazione forzista: per il futuro premier 100.223 preferenze, siamo di nuovo oltre la fatidica ’quota 100’, per l’ex campione viola 68.182. Finisce 60 a 40 e tanti saluti.

Nel 2014 Renzi è già volato a Roma, il Pd ha il vento in poppa a livello nazionale e il suo delfino Dario Nardella non ha difficoltà a imporsi subito alle comunali. Ben 111.049 voti (siamo sempre lì...) pari al 59,15%. Il centrodestra si spezzetta in tre candidture (Marco Stella, Achille Totaro e Gianna Scatizzi) e praticamente evapora.

Siamo al 2019. Nardella si ripresenta e (ri)vince subito. Indovinate con quanto voti? 109.728. Il centrodestra si lecca ancora le ferite. Ubaldo Bocci non va oltre il 24,7%, neanche 48mila voti.

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