FIRENZE
"A Firenze non ci sono reati senza il ‘visto’ del procuratore". Così in una nota l’Associazione stampa Toscana e il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti toscani, "costretti a denunciare che la comunicazione" di notizie di cronaca giudiziaria ma pure "semplici fatti di cronaca, a Firenze, ha raggiunto un punto di non ritorno". Il procuratore Filippo Spiezia, "interpretando in maniera assolutamente personale la normativa, ha creato una situazione nella quale ai giornalisti non viene data più alcuna informazione e, nei rari casi" in cui accade "avviene a giorni di distanza dai fatti, con comunicati scarni, privi di elementi che consentano ai giornalisti di informare l’opinione pubblica su episodi anche molto gravi. È stato introdotto una sorta di bavaglio preventivo: le forze dell’ordine sono state diffidate anche dalla diffusione delle semplici notizie di reati che accadono in strada, con la minaccia di avviare procedimenti penali". "L’atteggiamento di totale chiusura imposto dal vertice della procura - conclude la nota - impedisce la funzione che la libera stampa svolge nell’ambito del dettato costituzionale e che è alla base del Media Freedom Act approvato dagli organismi europei e recentemente sottolineato con forza proprio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui facciamo appello anche nel suo ruolo di presidente del Csm".
"Trovo le accuse prive di fondamento - ha replicato Spiezia incontrando i cronisti -, mi adopero costantemente per favorire le comunicazioni di interesse pubblico, è una impresa in un contesto come il nostro di grave scopertura di organico". E riguardo alle comunicazioni sugli episodi di criminalità di strada, fenomeno molto sentito in città, il procuratore Spiezia spiega che "sono in corso valutazioni per facilitare la diffusione delle comunicazioni, con una sorta di ‘autorizzazione preventiva’ alle forze di polizia per i fatti ‘non caratterizzati da particolari esigenze investigative di riservatezza’".