
Il Tribunale ha fatto cadere le accuse di cooperazione di disastro colposo
Tutti assolti al processo per il crollo della trivella nel cantiere della tramvia, nel quartiere di Novoli, a Firenze, avvenuto il 4 novembre 2015. Il tribunale di Firenze ha fatto cadere le accuse di cooperazione di disastro colposo per otto tra titolari e tecnici delle imprese coinvolte in quel tratto dei lavori.
Quel giorno era operativo il cantiere della linea 2 della tramvia in viale Guidoni quando, a un certo punto, la perforatrice idraulica in fase di manovra si ribaltò in viale Guidoni e sfiorò, senza colpirlo, un suv. Mastodontica la trivella: 120 tonnellate e venti metri in altezza. Gli estremi furono quelli di una tragedia sfiorata. Fortunatamente, nessuna vittima o feriti gravissimi, ma l’episodio evidentemente sollevò preoccupazioni sulla sicurezza dei cantieri della tramvia. Tanto che furono avviate delle indagini per accertare le cause dell’incidente.
L’automobilista coinvolta nella sfortunata dinamica dell’incidente fu portata in stato di choc in ospedale. Successivamente, fu depositata una perizia che individuò un errore umano come causa del crollo. Il cantierefu posto sotto sequestro e i lavori furono interrotti. Dalla perizia emerse che nello spostamento il terreno non era stato "preparato per sopportare la pressione" e che non furono considerate le abbondanti piogge dei giorni precedenti. Non fu pure esclusa l’ipotesi per cui "il mezzo, in retromarcia, fosse salito su un deposito di terra producendo una inclinazione eccessiva", o che fossemancata la necessaria inclinazione del braccio all’indietro. Infine fu accertato che nell’elica vi fosse un accumulo di terra dopo una precedente estrazione e anche questo potrebbe aver alterato i coefficienti di sicurezza.
Avanti veloce di dieci anni, invece, secondo la procura, gli imputati non avrebbero adeguatamente valutato la portanza del terreno sul quale operava la trivella, nè osservato le procedure previste dal costruttore per le fasi di estrazione, getto e pulizia dell’elica. A dieci anni di distanza il tribunale ha assolto tutti con la formula il fatto non sussiste. Soddisfatti della sentenza i difensori. "Già dall’esame dei periti, nel corso dell’incidente probatorio, erano emerse incertezze sulla ricostruzione di questo evento" ha commentato l’avvocato Sigfrido Fenyes.