REDAZIONE FIRENZE

Crac del Centro ippico, il silenzio dei revisori

Le carte dell’accusa: "Non chiesero mai conto delle incongruità nei bilanci". Compresa la plusvalenza da sette milioni dell’area

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Il valore dell’area del Centro Ippico Toscano, secondo i pm Luca Turco e Christine Von Borries, sarebbe stato "pompato" artificiosamente, senza che i sindaci revisori della società proprietaria alzassero neanche un sopracciglio davanti a una plusvalenza clamorosa: da un milione di euro pagato nel 2005, al momento dell’acquisto dal Comune, tre anni dopo l’area ne valeva sette.

Per questo, oltre agli amministratori ’vip’ della Società Toscana Cavallo da Sella (proprietaria del terreno di 40mila metri quadri a cui il Cit avrebbe dovuto pagare l’affitto), nell’avviso di conclusione delle indagini per bancarotta recapitato nei giorni scorsi dalla procura a 22 persone, ci sono anche i sindaci revisori. Carlo Comparini, 81 anni, presidente dell’organo di controllo della ’Cavallo da Sella’ dal 1998 al 2013 (e testimone al processo per il crac del Credito Fiorentino di Denis Verdini); Giuseppe Urso, 63 anni, sindaco dal 1998 al 2015; Romolo Scarsella, 61 anni, sindaco dal 2006 al 2015; Massimo Berni, 71 anni, revisore dal 1998 al 2015; Bruna Fanciullo, 59 anni, sindaco tra il 2010 e il 2015.

Al gruppo dei sindaci viene contestato il concorso, "dato che rilasciavano - accusano i pm – pareri favorevoli all’approvazione dei bilanci avendo omesso di assolvere compiutamente ed efficacemente al loro incarico e ai loro poteri e doveri, omettendo di chiedere informazioni agli amministratori su ogni aspetto dell’attività sociale e sugli affari, avendo omesso di convocare l’assemblea societaria di fronte a fatti censurabili di rilevante gravità e avendo omesso di denunciare in tribunale le gravi irregolarità commesse dagli amministratori, avendo redatto le relazioni ai bilanci senza muovere alcun rilievo".

Insomma, per la procura il collegio dei sindaci revisori era come se non esistesse. O come se i componenti che si sono alternati in questi ruoli si fidassero ciecamente dell’operato degli amministratori della ’Cavallo da Sella’. Probabilmente per il blasone: nel cda della Srl - fallita nel 2019 con oltre 5 milioni di deficit a distanza di pochi mesi dall’associazione sportiva Cit - sono passati Ferruccio Ferragamo (che tramite i suoi legali ha precisato di non aver mai ricoperto ruoli ’operativi’) o Albiera Antinori, e un ’capitano d’industria come Stefano Rosselli del Turco, in passato anche direttore della Piaggio di Pontedera. Ma dal consiglio d’amministrazione è passato anche Oliviero Fani,72 anni, che ha ricoperto a più riprese anche il ruolo di presidente o di consigliere della asd Centro Ippico Toscano.

Per i pm la figura centrale dell’inchiesta, alle prese con altre grane giudiziarie, tra cui il bando di gara per l’aggiudicazione della gestione dell’ippodromo ’Le Mulina’. La sua assoluzione è stata infatti impugnata dal pm e si torna in aula a breve.