Ambulatori pieni e rebus vaccini: medici nel caos

I dottori di famiglia tempestati di telefonate ad ogni ora. La paura del pronto soccorso riempie gli studi mentre il lockdown fa aumentare i piccoli infortuni

Vittorio Boscherini, segretario provinciale della Fimmg

Vittorio Boscherini, segretario provinciale della Fimmg

Firenze, 23 febbraio 2021 - Ambulatori medici presi d’assalto. Fra telefoni che squillano senza sosta e pazienti che si presentano alla porta per i motivi più disparati. Da quando è partita la campagna della Regione Toscana per vaccinare gli over80 attraverso i medici di famiglia, centinaia di anziani hanno iniziato a tempestare i dottori di telefonate, chiedendo informazioni e indicazioni precise sulla data della vaccinazione, sollecitando la somministrazione delle dosi e domandando informazioni sulle singole casistiche. Alla «pressione» di chi vuole il vaccino si aggiunge poi quella dei tanti pazienti che, preferendo evitare il ricorso ai pronto soccorso degli ospedali – dove temono che con la presenza di altre persone il rischio di contagio aumenti – raggiungono gli ambulatori per le più svariate casistiche: dalla caduta in casa al dolore al petto. Insomma per tanti medici fiorentini sono giornate di grande affanno.

«La macchina della vaccinazione funziona bene – spiega Vittorio Boscherini, segretario provinciale della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale – ma le dosi che arrivano dalle case produttrici sono ancora poche, soprattutto se paragonate alla richieste. Oggi (ieri ndr) sono stati consegnati i nuovi quantitativi e praticamente ogni dottore fiorentino ha ricevuto il proprio: si tratta però solo di sei dosi». Nei giorni scorsi, l’assessore regionale alla salute Simone Bezzini ha spiegato che le quantità verranno aumentate appena possibile, in base alle forniture: al momento però non è possibile dare dati precisi proprio perché tutto dipende dalle case produttrici. «Nel territorio della Toscana Centro siamo circa 1500 medici di famiglia – continua Boscherini – e quasi tutti siamo ormai coinvolti nella vaccinazione, ma chiaramente con sei dosi Pfizer a settimana possiamo fare poco. La speranza è che aumentino a breve le disponibilità di Astrazeneca e soprattutto che venga approvato il vaccino Johnson & Johnson che, prevedendo una sola dose, permetterebbe di dimezzare i tempi». Intanto negli ambulatori arrivano anche tanti pazienti con altre problematiche. «Purtroppo le persone hanno paura ad andare in ospedale – continua Boscherini – temendo di entrare a contatto con il Covid: così spesso vengono da noi anche per situazioni che richiederebbero il pronto soccorso. Nei casi di febbre invece succede il contrario: la procedura corretta è quella di rivolgersi al medico di famiglia che solitamente somministra per 3-4 giorni paracetamolo prima di valutare altri provvedimenti. Al contrario, molti pazienti corrono subito in ospedale, temendo di avere il Covid, senza neppure passare dal medico di famiglia».

Comportamenti che rendono più difficile la gestione dei casi. Alcuni medici di famiglia fanno sapere che a complicare ulteriormente l’organizzazione del lavoro in una fase così delicata ci si mettono anche i piccoli infortuni domestici e le cadute in strada che in questo periodo, spiega un dottore, «sono aumentati esponenzialmente anche se dai numeri non risulta». Il motivo? «I lunghi periodi trascorsi in casa dagli anziani per timore dei contagi hanno inevitabilmente ricadute su riflessi e tono muscolare. Non è raro quindi che ai primi spostamenti si verifichino cadute, in molti casi non gravi, che ad ogni modo chi ne è vittima preferisce far controllare». Altro problema: l’utilizzo della mascherina in strada ostacola in qualche modo la visuale verso il basso. E qualche inciampo in più inevitabilmente si registra.

 

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