"L’alluvione fece danni minori. Ora trema anche la tradizione"

Un locale aperto da 67 anni con un’usanza: pranzo in tavoli condivisi. "Per sicurezza ci adegueremo, se necessario"

Romeo Colzi

Romeo Colzi

Firenze, 28 marzo 2020 - Hanno vissuto il dramma dell’alluvione e l’incertezza dell’11 settembre. Ma niente è stato come il coronavirus. "E non parlo del mese o di quanto dovremo stare chiusi", dice Romeo Colzi, proprietario, con il fratello Fabio, della Trattoria Mario, in San Lorenzo, "ma di quello che sarà dopo. Anche per noi, che dovremo anche rinunciare per un po’ alla nostra tradizione del tavolo condiviso tra i commensali". L’emergenza ha rivoluzionato abitudini. Rievocazioni. Usanze. Persino di un esercizio che della sua storicità ha fatto un marchio di fabbrica. Uno su tutti: si mangia insieme a quegli altri. Poco conciliabile con le attuali norme anticontagio. Per questo, “Mario“ ha chiuso addirittura un giorno prima che il Governo ne decretasse l’obbligo.

"Il primo marzo la nostra attività ha compiuto 67 anni. Avevamo pensato di affiancare al compleanno ad alcune serate di apertura straordinaria - la trattoria è aperta solo a pranzo – per festeggiare la vittoria al reality ‘Quattro ristoranti’, andato recentemente in onda per tutti. Ovviamente è saltato tutto". Ma la riflessione di un ristoratore del centro va oltre gli incassi persi. "La chiusura temporanea se non supera le tre, quattro settimane non spaventa se c’è stata una gestione oculata, anche se mai nella nostra storia è stato cosi. Nel ‘66 ero un bambino, ma ricordo che nel giro di qualche giorno, anche se i regolamenti sanitari non erano certo quelli di oggi, la bottega dopo aver svuotato la cantina dall’acqua ricominciò a fare i panini con gli affettati. Dopo le Torri Gemelle, ci furono delle difficoltà legate alla flessione del turismo nella nostra città. Oggi, ci siamo ancora più ‘prostituiti’ al turismo. E se non ricomincia il turismo avremo dei problemi perché i fiorentini sono scappati dalla città".

"Anche noi, nel nostro ambiente, dovremo per forza cambiare per un po’ la nostra tradizione - conclude Colzi -. La nostra ‘beata confusione’, il ‘social table’ che apprezzano fiorentini e turisti lo metteremo da parte fino a che non ci sarà piena sicurezza. Quando riapriremo aumenteremo le distanze tra i tavoli. Ma questo non ci fa arrendere e resteremo ad essere noi, pronti a ricominciare".  

ste.bro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro