
La consuma, il passaggio della corriera
Continua il nostro viaggio nelle zone turistiche per scoprirne luci e ombre. Oggi siamo su un passo storico dell’Appennino
Firenze, 13 agosto 2019 - Firenze come succede a tutti i profughi che scappano da un pericolo, non ebbero il tempo di portarsi dietro qualcosa e perciò da quel giorno i Consumi, che erano dovuti scappare dal ducato di Ferrara perché invisi al duca, impararono a vivere con quello che avevano e diventarono boscaioli, cacciatori, carbonai o fabbricavan ghiaccio e vendevano neve, ché quella non manca mai da queste parti.
Ce ne sono tante ancora di ghiacciaie in disuso, ma forse la più importante è quella che sta a metà strada tra la Consuma e Vallombrosa, proprio in mezzo alla foresta, e da quanto è grande fa paura, perché è un pozzo largo sei metri e profondo venti e dicono contenesse fino a 100 tonnellate di ghiaccio, che veniva tagliato e poi portato di notte con i cavalli giù a Firenze.
Serviva per gli ospedali e anche per i cuochi e lo facevano con l’acqua e il freddo, che anche quelli non mancano. Dicono che quella ghiacciaia fu fatta con le ultime tecnologie inventate dal Buontalenti, che era l’architetto di corte di Cosimo I, e i fiorentini gli furono tanto grati che gli dedicarono anche un gusto di gelato, il Buontalenti, che c’è ancora.
Dunque, si diceva questa è gente che con poco ha sempre fatto tanto ed è riuscita a sopravvivere a guerre e persecuzioni rifugiandosi in cima alle montagne tra Arezzo e Firenze, proprio al valico, prima che la strada scivoli giù verso il Casentino. Per non parlare delle foreste di abeti, faggi e castagni che sono un incanto. Ovunque ti giri, da quassù dove siamo a mille metri, non si vedono che foreste, verso Vallombrosa, il Mugello, il Gualdo o Croce a Ribono.
E i funghi? Prima uno andava a fare una camminata nel bosco e tornava a casa con un cesto pieno, ora la raccolta è controllata. Ma una volta era da non credere. «Il nostro giardiniere – racconta Grazia Alessandrini Ferrari, una pianista che ha scelto la musica del vento alla Consuma – aveva le fungaie, proprio sue, e andava a cercarli con il carretto da quanti ce n’erano».
I funghi sono l’ingrediente di una prelibatezza fatta col pane e con l’olio, avete già capito. Parlo della schiacciata di funghi e però attenti quando si affronta questo argomento alla Consuma perché trovi subito quello che dice: «L’ha inventata la mi’ nonna, l’ha inventata i’ mi’ marito», e bisogna essere cauti a crederci perché se credi a uno e non all’altro succede una guerra.
Diciamo pure tranquillamente che schiacciata all’olio buona come questa non ce n’è, ed è così ricercata che qui ci campano con i turisti che vengono su a comprarne un pezzetto e a farsi una camminata nei boschi per poi tornare a casa la sera. Infatti, da quando il ghiaccio i fiorentini non lo compravano più perché erano stati inventati i frigoriferi e invece del carbone si scaldavano col metano, i consumini, si chiamano così, si sono inventati la schiacciata e sono rimasti in tre a farla, ma attenti a non dire qual è la più buona, anche se una c’è fra le tre.
Ovvero quella della fornaia pasticcera al bar Consumi, quella, più avanti, del Carletti che è un tipo burbero ma simpatico e quella dello Chalet del valico che è l’attrattiva dei motociclisti. Chi dice che qualcuno usi lo strutto per dare sapore, chi l’olio versato appena cotta, chi la farina buona, chi l’acqua buona, insomma un motivo deve esserci perché tutti vengono per mangiare la schiacciata.
E a forza di far schiacciate si sono fatti d’oro dicono i pettegoli e la schiacciata e l’aria buona e i boschi hanno persino rilanciato il mercato immobiliare. Certo, tra villeggianti non ci sono più i professoroni di Careggi o i santi come La Pira o i conti i marchesi, i principi che avevano le ville o andavano negli alberghi del Saltino, ma di solitudine non si muore più. A parte d’inverno, quando, a dir tanto, in questo villaggio dell’Appennino toscano resta, sì e no, una manciata di montanari duri e puri.