
di Ilaria Ulivelli
Dopo diciott’anni dalla legge regionale di condono, del 2004, che ha fatto seguito alla legge nazionale del 2003, il Comune di Firenze ha deciso di accelerare: ci sono infatti ancora 910 richieste di condono edilizio a galleggio delle 4.584 presentate, il 19%. Che cos’è successo nel frattempo? Molti solleciti dell’Ufficio edilizia per ottenere documentazione aggiuntiva in modo da poter sanare le posizioni, sono caduti nel vuoto. Non sempre è andata così. Ci sono anche tante domande che erano rimaste inevase per l’enorme mole di richieste di condono precedenti: al Comune di Firenze erano state presentate 90mila domande relative ai condoni del 1985 e del 1994, finalmente smaltite e tutte chiuse a dicembre scorso.
L’obiettivo del Comune è concludere entro la fine dell’anno anche le circa mille pratiche rimaste aperte dell’ultimo condono, quello appunto del 2004.
Ma nei quasi due decenni trascorsi dalla presentazione delle domande, molti appartamenti, uffici, negozi in cui erano state effettuati interventi di edilizia non a norma per sanare le quali era stata fatta richiesta di condono, hanno cambiato proprietà. Dunque l’iter risulta più faticoso.
Il Comune, che quest’anno, come negli anni precedenti, ha stanziato a bilancio circa 200mila euro di proventi da condono edilizio, per accelerare l’iter e chiudere anche le ultime pratiche, ha inviato quasi mille lettere con richiesta di documenti integrativi. Sono state indirizzate agli attuali proprietari degli immobili interessati dalle opere in questione, in molti casi ignari della pendenza ancora in corso e costretti a rivolgersi a geometri, architetti e ingegneri per cercare di venire a capo della situazione, rivalendosi sui proprietari precedenti. Dicevamo della grande mole di lavoro che l’Ufficio edilizia si è trovato dover smaltire negli anni. Con il 2021 ha provveduto a concludere le posizioni dei condoni 1985 e 1994. Le pratiche originarie depositate erano quasi 90mila. Anche in questo caso, le ultime pratiche rimaste aperte erano un migliaio. Di queste, il 75% ha ottenuto il rilascio di concessioni in sanatoria, il 15% è stato archiviato, mentre per il 10% c’è stato un diniego. E i proprietari attuali dovranno farsi carico (magari rivalendosi su proprietari precedenti) di ripristinare le opere come previsto dalle norme, anche demolendo soppalchi o chiudendo finestre aperte quarant’anni fa ma non a norma. Quali sono le pratiche archiviate? Per lo più sono relative a opere nel frattempo demolite o non più esistenti, oppure opere che al momento della loro realizzazione non erano soggette a titolo edilizio, mancata integrazione di documenti o di pagamenti. I provvedimenti archiviati possono essere rivalutati su richiesta degli interessati.