Coez e Fra Quintale al Mandela. Tutto esaurito per "Lovebars"

L’album in condominio sta avendo grande successo "Siamo partiti dal rap per tentare qualcosa di nuovo".

Coez e Fra Quintale al Mandela. Tutto esaurito per "Lovebars"

Coez e Fra Quintale al Mandela. Tutto esaurito per "Lovebars"

In estate Coez e Fra Quintale ce l’hanno ripetuto da tutte le radio che nella vita "non si vince da soli, ma ci si allea (ea, ea)". E stasera alle 21 dilaga l’alta marea tra le gradinate di un Mandela Forum esaurito per ribadire il concetto dando una valenza live a "Lovebars", l’album in condominio di fine agosto con l’intenzione di mettere un punto sulle rispettive carriere nell’attesa di nuovi capitoli. Uno dei joint project più acclamati del 2023 assieme a quelli di altri sodali da hit-parade come Salmo e Noyz Narcos, Rkomi e Irama, Artie 5ive e Rondoda, che Silvano Albanese e Francesco Servidei, come si chiamano all’anagrafe, ripercorrono con l’abbrivo dei loro successi solisti rimasticati e rielaborati a due voci. "Lanciafiamme o i palcoscenici sospesi a mezz’aria non sono il nostro genere, quindi, non ci sentiamo di sicuro in competizione con certe faraoniche produzioni del rap" va ripetendo Coez. "La cosa più complicata è stata chiudere la scaletta perché, oltre a quelli in comune, abbiamo entrambi diversi pezzi che la gente vuol ascoltare e c’era bisogno di trovare una soluzione soddisfacente per tutti".

A consacrare Albanese è stato 7 anni fa l’album "Faccio un casino" trainato dagli otto dischi di platino del singolo "La musica non c’è", mentre il bresciano Servidei s’è fatto apprezzare prima nei Fratelli Quintale, il duo varato nel 2006 assieme a Mario Quintale, poi nell’album "Regardez moi" e in altre fortunate avventure soliste quali "8 miliardi persone", "Sì, ah", "Nei treni la notte". Sanremo? No, almeno per questa volta. Ma Coez in passato ci ha provato, felice - a suo dire - di non essere stato preso. "Con canzoni come ‘E yo mamma’, ‘Faccio un casino’ o ‘La musica non c’è’ m’ero candidato al Festival più per accontentare il mio staff che per convinzione reale" assicura. "Il fatto che non siano arrivate all’Ariston, ma il disco sia andato bene comunque, mi ha reso orgoglioso. Ora i riflettori li ho accesi e posso lasciar parlare la musica". Un cammino di 33 canzoni. "Siam voluti partire dal rap per sviluppare qualcosa di nuovo" va ripetendo Coez. "La mia formazione è stata influenza dal cantautorato italiano". Per loro ill comun denominatore è il rap, come rivendica il sodale. "Abbiamo sofferto sentirci collocare nel gran calderone dell’indie" ammette Servidei. "Questo perché, venendo dall’hip hop, sentivamo di appartenere ad un altro contesto".

Andrea Spinelli