Codice Rosa, mai abbassare la guardia. Alto rischio anche con la pandemia

Il virus non ha fermato le violenze all’interno del nucleo familiare, anzi ne ha accentuato la portata L’assessore regionale alla sanità Bezzini: "La nostra Rete è testimonianza di un impegno collettivo"

Funziona la Rete regionale del Codice Rosa, ma non bisogna abbassare la guardia

Funziona la Rete regionale del Codice Rosa, ma non bisogna abbassare la guardia

Firenze, 24 novembre 2020 - La pandemia non frenato le violenze domestiche. Anzi, le limitazioni negli spostamenti e la convivenza forzata dovuta al lockdown hanno spesso reso il fenomeno ancora più difficile da individuare e arginare. Non a caso, proprio in questi mesi, il progetto "Codice rosa" della Regione non ha ridotto il proprio impegno, ma lo ha rafforzato.

«La Rete regionale del Codice rosa è un’esperienza di straordinario valore, che ha mosso i primi passi un decennio fa e che pian piano si è diffusa, irrobustita, consolidata in tutta la Toscana, coinvolgendo istituzioni, enti, associazioni, cittadini, in un grande progetto dal profondo significato – afferma l’assessore regionale alla sanità, Simone Bezzini –. Questo progetto fa emergere quanto la nostra Regione sia fortemente impegnata contro la violenza sulle donne e di altra natura discriminatoria in un momento storico molto delicato, in cui corriamo il rischio di allarmanti regressioni. In questi anni è stato svolto un grande lavoro di presa in carico di persone soggette a violenza, che, grazie alla rete del Codice rosa, hanno avuto la possibilità di accedere a percorsi dedicati. I 22mila accessi nei pronto soccorso, registrati in questo ambito negli ultimi otto anni, danno il senso dell’importanza di questo lavoro e di un problema reale anche nel nostro territorio. Non dobbiamo abbassare la guardia, ma tenere alta la nostra attenzione sui quei valori culturali che accrescono il senso civico della nostra società. Questo progetto – conclude l’assessore regionale – ha anche il merito, non trascurabile, di essere riuscito a mobilitare tante energie diverse, unite da un obiettivo comune, facendo emergere la capacità di lavorare in squadra da parte di tutti i soggetti coinvolti. Il 20 novembre sarà l’occasione di un confronto ad ampio raggio, per rilanciare con forza il progetto".

Creato come percorso di accesso al Pronto Soccorso dalla Asl 9 di Grosseto nel 2010, riservato a tutte le vittime di violenza (non quindi solo alle donne, ma anche a minori e altre vittime di maltrattamenti), questo progetto si è esteso negli anni a tutta la Toscana, diventando infine una realtà nazionale articolato anche in una fitta serie di servizi territoriali. Sono più di 22mila gli accessi nei pronto soccorso della Toscana registrati negli otto anni di esistenza del Codice rosa. Da quando, dopo la prima fase sperimentale e di progressiva crescita, tutte le Asl sono state coinvolte, il Codice rosa ha registrato i seguenti accessi (non tutti sfociati in denunce): 3.049 nel 2015, 3.451 nel 2016, 3.142 nel 2017, 2.799 nel 2018 e 1.950 nel 2019.

«La diminuzione progressiva degli accessi nel tempo è positiva – spiega la responsabile della Rete regionale Codice Rosa, Vittoria Doretti – ma non dobbiamo abbassare la guardia. Per questo, da marzo, le responsabili e i responsabili della rete si sono autoconvocati in modo permanente, per offrire alle vittime il miglior supporto possibile. Nelle prime settimane di lockdown gli accessi in Codice rosa erano quasi scomparsi e questo ci è sembrato preoccupante: ma con una campagna d’informazione puntuale, grazie anche ai media, tante vittime, soprattutto donne, sono tornate a chiedere aiuto. Abbiamo trovato nuove formule per non lasciarle sole, strutturando anche un sistema di alberghi sanitari per chi non poteva stare in quarantena nella propria abitazione". Nel 2019 il Codice rosa ha interessato in Toscana 1645 adulti e 305 minori di entrambi i sessi. Domani, in occasione della "Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne", saranno resi noti i primi dati del 2020 e quelli articolati per provincia. Per chiunque avesse bisogno d’aiuto, oltre alla rete dei pronto soccorso e dei consultori è sempre disponibile il numero anti-violenza 1522.  

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