BIANCASTELLA
Cronaca

Clara Calamai La diva dello scandalo

Biancastella

Antonino

Non è facile fare in poche righe il ritratto di un’attrice che da un lato è stata una diva del cinema di regime, quello dei telefoni bianchi, ma dall’altro si è lasciata guidare, anzi plasmare, da registi del calibro di Blasetti e Visconti; per il primo, nel 1941, non esitò a mostrare per una manciata di secondi, per la prima volta nel cinema italiano, il seno nudo, mentre il secondo la scelse per una parte decisamente diversa dalle precedenti: quella di una popolana sensuale ed egoista, nel film "Ossessione", che, descrivendo un mondo squallido e senza speranza, segnava nel ‘43 l’inizio del neorealismo. Clara nasce a Prato nel 1909 in una famiglia modesta, ultima di tre figlie; fino all’incontro col cinema la sua vita non scorre proprio tranquilla, così come movimentata fu, in seguito, la sua vita sentimentale: è una adolescente di straordinaria bellezza, di cui si innamora un giovane della "Prato bene", ma la cittadina non approva la storia d’amore fra un giovane ricco e la figlia di un capostazione, monta uno scandalo che coinvolge anche la sua famiglia e Clara, disperata, tenta il suicidio: ruba la pistola a suo padre e si spara mirando al cuore, ma una costola devia il proiettile e si salva. Prato era diventata insopportabile per la giovane e bella Clara che coglie l’occasione di un provino per il cinema e parte per Roma, dove inizia una nuova vita. Dopo Blasetti e Visconti, che l’aveva portata alla maturità artistica, vince nel ’46 il suo primo e unico nastro d’argento della critica con il film" L’adultera". Girerà ancora molti altri film, fino al matrimonio col conte Leonardo Bonzi che le farà dimenticare il cinema; finito il matrimonio con un annullamento, tornerà a lavorare con Visconti ne "Le notti bianche" e in un episodio de "Le streghe". L‘ultima sua interpretazione sul grande schermo, dopo alcune partecipazioni televisive, è nel film di Dario Argento "Profondo rosso", poi, dagli anni ‘80 si ritira nella casa di Rimini dove muore nel 1998. Prato le aveva dedicato una retrospettiva, ma pare non vi sia tornata volentieri: dopo tanti anni non aveva ancora dimenticato.