Cuore di chef Carlo, dal locale vip alla Caritas

Mazzola per settimane al lavoro nella cucina di via Baracca. "Con me rinomati cuochi fiorentini, che emozione aiutare gli altri"

La cucina

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Firenze, 5 luglio 2020 - «Tutte quelle persone, quei ragazzi, tutta quell’umanità a fare del bene in silenzio alla Caritas. E’ stato straordinario". Firenze, si sa, ha la scorza ruvida e un cuore gigantesco che spesso, per antico pudore, tende a nascondere. E forse è una sfumatura che Carlo Mazzola, chef lombardo di un rinomato ristorante vicino a piazza del Duomo, pur vivendo qua da vent’anni non aveva mai colto.

Eppure in questi mesi alle cucine di via Baracca l’ha percepita fortissima. E lui era lì perché anche il suo, di cuore, è grande e batte forte per i più deboli. "Era iniziato dal poco il lockdown e io stavo in casa a girarmi i pollici – racconta – E’ lì che ho capito che sarebbe stato assurdo non fare qualcosa per gli altri".

Chef Mazzola – maestro di risotti, brasati, cassoeula e pesce marinato – si è così alzato all’alba, si è rimesso il grembiule e ha preso pentole e mestoli in mano. "La cosa incredibile è che ho incontrato cuochi che non vedevo da anni – dice con la voce ancora gonfia di emozione – Erano tutti lì per aiutare in silenzio, c’era perfino lo chef del Four Seasons ai fornelli. E così, un po’ per uno, ci siamo messi a cucinare. Sa che un giorno è arrivato perfino un carico di storione, 50 chili offerti da una ditta di allevamento del lago d’Iseo. Quel giorno i bisognosi si saranno leccati i baffi...".

E poi pinzoccheri, trippa, lampredotto, spaghetti ai frutti di mare. "Ogni giorno preparavamo piatti che poi gli altri volontari s’impegnavano a distribuire". Tutti insieme, senza chiedere uno spicciolo. Mazzola racconta di aver visto lampredottai, barman, cuochi delle mense universitarie. "E soprattutto tanti, tantissimi giovani organizzatissimi".

La Caritas conta su tantissimi volontari ma – come sottolinea il vicedirettore don Fabio Marella – "durante l’emergenza del coronavirus gli over 65 sono giustamenti dovuti rimanere a casa e allora c’è stata una grandissima mobilitazione di ragazzi". "È stata davvero una risposta bellissima, vedere così tanti giovani mettersi in fila per dare una mano agli altri è stata una grande emozione. Pensi che non siamo neanche riusciti a prendere tutti da quanti erano".

Un segnale solido e silenzioso di una città a volte scorbutica, difficile ma che nei momenti bui sarà ritrovarsi con una naturalezza incredibile. Una grande risposta, soprattutto, a chi crede che ingoiare una birra dietro l’altra e mostrare i muscoli in piazza la sera nelle notti balorde della malamovida sia "da ganzi". Ecco, i ganzi sono altri. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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