
di Lisa Ciardi
Prendere in considerazione la pulizia dell’alveo del fiume dai detriti del ponte abbattuto dai tedeschi, la manutenzione e il restauro delle rovine dell’antica struttura, collocata dove attualmente si trova la passerella tra Signa e Lastra a Signa, e ovviamente ulteriori ricerche della statua di Felice Cavallotti. La richiesta arriva dal Comitato Signa Temporis, presieduto da Matteo Mannelli, che da tempo sta lavorando per individuare i resti della statua di Felice Carlo Cavallotti, fondatore dell’Estrema sinistra storica, che secondo le fonti storiche venne gettata in acqua intorno al 1926 su ordine di Carlo Sestini, commissario straordinario locale del fascismo. "Il nostro comitato ha iniziato a ricostruire l’importante storia del ponte di Signa nell’estate 2021 – si legge nella lettera inviata alle istituzioni comunali e regionali, oltre che alla Soprintendenza – mettendo a conoscenza dei vari sviluppi proprio il Comune di Signa e la Soprintendenza. L’analisi effettuata dal comitato riguardo l’alveo dell’Arno, in prossimità della passerella tra Signa e Lastra a Signa, riporta la presenza di detriti derivanti dalla distruzione del vecchio ponte nel 1944 ad opera dei tedeschi. Da un ultimo rilievo effettuato il 3 novembre 2022 si registra anche un sospetto degrado strutturale. Per questo, la ripulitura dell’area permetterebbe di analizzare al meglio lo status strutturale".
Infine, secondo il comitato, questi interventi "darebbero la possibilità di reperire materiale riconducibile al vecchio ponte, e la possibilità di analizzarne le fondamenta e valutarne la sua collocazione cronologica".
Infine la questione più strettamente legata alla statua. "Dai nostri studi effettuati sotto la passerella – conclude la lettera – emerge la concreta possibilità che vi siano ancora i resti della statua di Felice Cavallotti gettata in Arno nel 1926 dai fascisti signesi. I resti della statua, inaugurata nel 1907 e prodotta dal famoso scultore Pochini di Volterra, si troverebbero sotto i detriti del vecchio ponte". Negli ultimi mesi, grazie a rilevamenti subacquei, dell’opera sono state fotografate alcune possibili tracce: vari frammenti compatibili con il basamento e con porzioni della figura le cui immagini sono in fase di esame. Infine, nell’ultima immersione, il Rov (il robot subacqueo) ha immortalato anche altro: i pilastri medievali del ponte e una colonna, probabilmente in marmo. Un reperto che potrebbe legarsi alla storia dell’antico porto fluviale della zona, dal quale deriva anche il toponimo Porto di Mezzo.