Giovanni
Morandi
Tanto per cominciare le feste sull’Arno, con le torce accese sui ponti e alle spallette e le regate di barche illuminate con i festoni più fantasiosi o ispirati ad un determinato tema ci sono sempre state.
Ma la rificolona è un’alta cosa ed è venuta dopo. C’è ancora? Dicono che ci sia, speriamo sia vero.
Quando le strade erano sterrate e piene di ragazzi con le gambe sbucciate e coperti di polvere da sembrare mugnai, la rificolona era il pretesto, anzi la giusta causa per farsi la guerra con la cerbottana. Scontri fisici che duravano almeno da agosto fino all’8 settembre, la festa della Madonna.
Esistevano due tipi di cerbottana, quella per bambocci, che era di plastica, si comprava già confezionata in cartoleria e quella da duri, che si comprava dal ferramenta, ed era un tubo di metallo, stretto e lungo mezzo metro, un tubo da idraulico. Poi alla cintura dei pantaloni i ragazzi tenevano le strisce per fare i pirulini, che erano dei con i fatti con strisce di carta ricavate
dalle pagine dei quaderni di scuola, regolarmente strappate. Il pirulino si infilava dentro la
cerbottana e si sparava soffiando nel tubo.
Si parlava anche di spilli infilati in cima ai pirulini, che sarebbero stati pericolosi ma probabilmente era una chiacchiera. Per farla breve la guerra durava tutta l’estate o quasi, era una roba da ragazzacci che piaceva, guerra fra bande.
Poi arrivava la festa della rificolona e allora il bersaglio diventavano le rificolone dei bambini piccoli, la luna, il sole, il coniglio, la gallina, il gioco sadico era colpire le rificolone di piccini fino a farle incendiare, con grandi pianti degli sfortunati.
Ogni tanto volavano dei ceffoni ma faceva parte dei rischi del mestiere.
La festa si concludeva con una sfilata di barche, allestite con festoni illuminati, dove c’erano ragazzi e ragazze in costume, musicanti e ballerini. Una regata vera e propria sia pure modesta ma molto partecipata.
E sulle spallette o in riva all’Arno i cori di quelli che cantavano: “Ona, ona ona la più bella rificolona e la mia è coi fiocchi e la tua è coi pidocchi”.
Finiva la festa e finiva anche la guerra delle cerbottane.
I ragazzi cominciavano a pensare alla scuola, che cominciava il 1° di ottobre.
Dopo i fochi di San Giovanni si può dire che la festa della rificolona fosse la più importante, tanto da non dissuadere un impiegato della difesa che lavorava al Distretto militare in piazza Santo Spirito, che ogni anno allestiva la barca del circolo socialista l’Affratellamento nel rione della Colonna e i militari consideravano quella barca una presa di posizione politica tanto dal licenziare l’interessato che di fatto veniva riassunto subito e l’anno dopo non avrebbe mancato all’appuntamento.
E poi?
Poi è finita. E’ finita quando si sono inventati la parola decentramento e si sono messi a fare la rificolona decentrata. La festa nei quartieri senza regata in Arno.
E ora sarà anche una rificolona democratica ma è morta.
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