Cavallini, gocce di pace dopo le torture dell’orrore

Si apre oggi in Palazzo . Strozzi Sacrati la mostra . dedicata allo scultore . che fu internato a 16 anni

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"Mi sono alzato e ho scolpito l’amore". E’stata questa ‘molla’, questo sentimento profondo di amore per la vita e di denuncia contro ogni sopruso e violenza, che ha contrassegnato l’intensa e appassionata attività artistica di Sauro Cavallini, uno dei più grandi interpreti dell’arte italiana del secondo Novecento. A lui è dedicata la mostra “L’opera di un internato” che si inaugura oggi alle 12 a Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati (piazza Duomo 10), sede della presidenza della giunta regionale. Ideata dal Centro Studi Cavallini e curata dal direttore Maria Anna Di Pede, la mostra che mette in scena 16 opere in ferro e ottone realizzate fra il 1961 e il 1963, è realizzata in collaborazione con la Fondazione Fossoli, il Museo della Deportazione di Prato, con il contributo della Regione e di Unicoop Firenze, e si inserisce nel ciclo di eventi commemorativi della Giornata della Memoria. Nel 1943 a 16 anni Cavallini conobbe l’orrore della prigionia nel campo di internamento a Gradaro, dove visse per circa un anno. Le atrocità lo segnarono profondamente prendendo poi forma in creazioni personalissime come le figure scarnificate e spettrali dei prigionieri, lacerate dalle torture della guerra, realizzate con la tecnica della ‘goccia su goccia’ fondendo scarti metallici con la fiamma ossidrica.

La terribile esperienza segnò l’attività artistica di Cavallini che volle poi affidare alle sue opere (custodite in luoghi iconici in Italia e in Europa) un messaggio di pace, fratellanza e amore. Le sculture sono esposte per la prima volta integralmente anche se alcune furono presentate nel 2021 nell’ex campo di concentramento di Fossoli, comune di Carpi. Fino al 28 febbraio, ingresso libero (lunedì-venerdì 10-12,30-14-16.30, sabato 10-12.30).

Fiamma Domestici

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