REDAZIONE FIRENZE

Capire chi siamo nel quotidiano

Andrà tutto bene. Quante volte lo abbiamo sentito anche nei giorni scorsi, mentre la gente di Romagna lottava contro l’enorme valanga di fango e acqua che si era rovesciata sulla sua terra, spalando e non abbattendosi di fronte alla tragedia. Ed è stato come rivedere un film già visto a Firenze nel tempo della difficoltà. Come accadde ad esempio nella grande alluvione del 1966, dove il fango e la devastazione provocata dall’Arno fecero da richiamo a un’umanità diversa, arrivata da ogni parte del mondo a ricordare come un "eccomi" valga più di mille "il cielo ti assista". O come quando, più recentemente, la pandemia ci rese tutti prigionieri nelle nostre case e, invece di abbatterci alla sventura, ci mettemmo a cantare in coro dai terrazzi e alle ringhiere, anche noi come in Romagna, esponemmo cento, mille striscioni con su scritto "andrà tutto bene", il manifesto programmatico di una fede solidale nel futuro. Certo, visto com’è andata a Firenze, in tanti potranno guardare oggi con preoccupazione al destino della Romagna alluvionata.

L’onda della solidarietà giovanile del ‘66 si impaludò solo dopo pochi mesi, generando fra i mille rivoli anche la stagione tremenda degli anni di piombo. E pure nel dopo pandemia cittadino le cose non sembrano andate per il meglio, anzi. Il ritorno prepotente dell’individualismo arido è di nuovo cronaca. Eppure, quegli striscioni romagnoli dovrebbero lo stesso essere vissuti come un messaggio di speranza. Perché, contrariamente a ciò che teorizzava un fiorentino come Ardengo Soffici, questi certificano che non è l’egoismo il fondo ultimo della natura umana ma proprio il suo contrario, la solidarietà, il sentirsi parte di una collettività che ha senso compiuto solo se coniugata con il noi e non con l’io. Qualcosa di potente e salvifico che, servirebbe capire il perché, viene fuori con più luminosità nei momenti bui. Non a caso dicono che "difficoltà" sia il nome di uno strumento antichissimo creato con l’unico scopo di aiutarci a capire chi siamo. Per questo, quando riusciremmo a mostrarlo non solo sotto la spinta dell’emergenza ma nel quotidiano, ecco quello sarà un gran giorno non solo per Firenze o la Romagna ma per l’umanità tutta.