
L'opera del Giambologna
Firenze, 29 dicembre 2015 - Non solo l'omonimo film di Roberto Benigni: Firenze ha davvero il suo piccolo diavolo. Lungo via de' Vecchietti, precisamente all'angolo con via Strozzi, sul muro di un antico palazzo si trova infatti una curiosa statuetta dalle sembianze demoniache, a metà tra un diavoletto e un satiro. Come riportano le cronache, nel 1578 il mecenate Bernardo Vecchietti incaricò l'artista fiammingo Giambologna di ristrutturare la sontuosa residenza.
In occasione della messa a nuovo dell'edificio, il celebre scultore decise di modellare anche due piccoli diavoli, dei quali è rimasta solo una copia attualmente conservata al Museo Bardini, mentre la riproduzione si trova sull'angolo del palazzo, esattamente a quell'incrocio di strade ancora oggi denominato “Canto dei diavoli”.
In particolare il termine “canto” deriva dal greco kanthos, ovvero “angolo”, e veniva utilizzato nella Firenze antica per la denominazione stradale, andando a indicare l’angolo formatosi dall’incrocio tra due strade, segnalando punti d’interesse della vita cittadina, come logge, botteghe, conventi e rinomate spezierie. Secondo alcuni la piccola opera del Giambologna e il nome stesso della via sarebbero legati ad un aneddoto su San Pietro Martire, frate domenicano d'origini veronesi vissuto nel 1200.
La leggenda narra che al cospetto dell'uomo sarebbe comparso un cavallo nero imbizzarrito: la bestia si sarebbe poi lanciata al galoppo contro una folla di fedeli, riuniti in preghiera intorno al predicatore che, secondo l'uso dell'epoca, stazionava sul canto di via de' Vecchietti. La superstizione popolare sostiene che l'animale fosse proprio il diavolo, che sotto mentite spoglie cercò di corrompere l'anima di San Pietro.
L'uomo, armato della sua sola fede, riuscì però a mettere in fuga l'animale demoniaco, che scomparve proprio davanti al canto di via de' Vecchietti. Lasciando alle sue spalle solo una nuvola di fumo nero e un inquietante odore di zolfo.