Campagna elettorale. Ma quanto mi costi?. Con i social è al ribasso. Ecco tutti i retroscena

Preventivo in calo di 200mila euro: dai partiti agli imprenditori per finanziare la corsa a Palazzo Vecchio. Funaro sceglie i big. Anche Del Re non perde tempo. "Alleniamo i punti forti". .

Campagna elettorale. Ma quanto mi costi?. Con i social è al ribasso. Ecco tutti i retroscena

Campagna elettorale. Ma quanto mi costi?. Con i social è al ribasso. Ecco tutti i retroscena

Meno manifesti e più social. I comizi lasciano il posto a cene e incontri con la cittadinanza. Gli eventi restano, ma dosati, in quanto le adunate in stile Prima Repubblica non sono più sostenibili e il ’verbo’ politico rimbalza più velocemente con un retweet che attraverso un microfono. Si preannuncia una campagna elettorale low cost quella dei candidati sindaci per Firenze 2024.

Tecnici e addetti ai lavori, ci spiegano, sono già al lavoro sulla fase di ’pre-campionato’, durante la quale si costruisce la figura del candidato, si misura il piacimento e la percezioni che la cittadinanza ha di loro, si cerca le parole chiavi su cui faranno perno gli slogan, si limano i punti deboli e si allenano quelli forti. Una palestra che ha l’obiettivo di prepararli a difendersi da attacchi e di sviluppare una formula vincente per non perdere la presa sui bacini elettorale: che sia quella dell’underdog o della candidata vincente, a seconda dei casi e dei profili.

La data del voto è lontano (il 9 giugno), ma non si può non parlare di soldi. In tutte le sue declinazioni. E quindi: quanto costa una campagna elettorale a Firenze? Un cifra precisa non c’è, ma gli esperti del settore si sbilanciano sostenendo che non saranno superati i 150200mila euro a candidato. Preventivo ovviamente al ribasso. Ma sempre briciole in confronto alle centinaia di migliaia di euro che si spendevano una decina di anni fa, dove per una città come Firenze si arriva anche a un milione di euro. Poi certo, bisognerà vedere quanti e quali eventi si metteranno in pista. Ma la domanda è soltanto una: chi paga? Gli obblighi di trasparenza hanno portato i partiti a evitare l’avance dei grandi finanziatori: "Si punterà quindi alla base popolare, cittadini, piccoli imprenditori, commerciati e nelle casse dei partiti nazionali", spiegano i kingmaker.

Trovare la voce di bilancio che negli anni è diventata meno ingombrante è presto fatto: cartellonistica e materiale pubblicitario sono passati dall’80 per cento del budget totale a circa il 5 per cento. E a prendere il loro posto sono state le sponsorizzazione dei post sui social network, che tuttavia – a stressare al massimo il portafogli – non supereranno la soglia di 20mila euro totali a candidato per al corsa a Firenze.

La strategia di comunicazione e ufficio stampa rimangono un capitolo importante: la candidata Pd Sara Funaro, per esempio, ha dato mandato a due big del settore: Marco Agnoletti, che ha seguito Matteo Renzi in Palazzo Vecchio, è stato portavoce di Dario Nardella, e si è occupato – con la sua società Jump – della campagna elettorale di Stefano Bonaccini e di Eugenio Giani, e Giovanni Diamanti, che con la Quorum Youtrend si occuperà della strategia. Tanto per capire: prima della discesa in campo proprio Funaro aveva preso parte alla presentazione de ’La candidata vincente’ di Martina Carone di Youtrend.

Cecilia Del Re, invece, si è affidata all’esperto stratega Francesco Nicodemo, già a capo della comunicazione del Pd tra il 2013 e il 2014. Sul versante Stefania Saccardi ancora poco si sa, ma il logo ’Stefania per Firenze’ è stato depositato la mattina del 6 dicembre, 24 ore dopo che l’assemblea Pd aveva incoronato Sara, e i dem avevano stretto il patto con una Sinistra che non tollera Italia viva.

Sulle note spese ci sono poi il web marketing, gli eventi (per testare la capacità di mobilitazione) e la sede che farà da control room per le ultime settimane di campagna. Non troverà spazio, per il momento, il percorso di coaching politico. Nessun armocromista, mental coach, spin doctor, guru della dizione o eminenza grigia che tesse reti e costruisce ponti. E sull’estetica la regola è: "Okay al trucco e parrucco prima dello shooting fotografico – svelano –, ma ricorda che sei un candidato alle elezioni, non a un concorso di bellezza". E poco importa se la corsa a Palazzo Vecchio è in tacchi a spillo.

Quindi, i nomi in campo – in questa fase di assestamento politico e profilazione del target elettorale – adotteranno una tattica militare: di stancanti incontri con la popolazione, passeggiate nelle periferie e cene per raccogliere fondi.

Ci sarà da divertirsi.

Pietro Mecarozzi