Firenze, caldo infernale negli ospedali. Più di 30 gradi in reparti e ambulatori

Disagi per pazienti e operatori nelle aree mediche e di chirurgia d’urgenza dell’ospedale di Ponte a Niccheri. Stesso problema a Torregalli: anche i ’pinguini’ non possono essere accesi per il rischio black out

Firenze, 31 luglio 2022 - Un caldo da girone infernale in ospedale. Non dovrebbe succedere, ma il termometro segna oltre 30 gradi. Gli operatori sanitari sono preoccupati per i pazienti ricoverati, molti anziani con patologie respiratorie e disidratati. E anche per loro stessi. Per quelli vestiti con le tute nelle bolle Covid è un calvario. "Una situazione invivibile", dice il coordinatore della Cgil della Rsu dell’Asl Toscana centro, Simone Baldacci.

Il caldo insopportabile nei reparti di degenza di area medica, chirurgia d’urgenza e malattie infettive all’ospedale di Ponte a Niccheri è stato determinato dalla rottura dei tubi dell’impianto di condizionamento. La perdita d’acqua ha sfondato il controsoffitto e lo sgocciolamento continuo ha completato l’allagamento di tutto il day hospital oncologico e del servizio di chirurgia ambulatoriale.

Stessa situazione di caldo opprimente anche a Torregalli nelle aree di degenza medica e anche nella rianimazione subintensiva del piano terreno. In questo caso non ci sono state rotture delle tubazioni, ma l’impianto di condizionamento è andato ko. Non ce la faceva più a mantenere un microclima giusto, quello previsto per le aree ospedaliere e di ricovero.

Dieci giorni fa era intervenuto il Sep, il servizio di protezione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Asl. Avendo constatato la presenza di elevate temperature il Sep aveva dato indicazione di installare condizionatori portatili, come i pinguini. Ma l’impianto elettrico non ce la fa a sostenerli, si rischiano blackout. Per conseguenza di ciò non possono essere accesi. In alternativa l’indicazione data era quella di azionare ventilatori, ma in ospedale non è possibile. Il ventilatore manda in giro per tutto il reparto germi e batteri, in tempo di Covid sarebbe la scelta meno appropriata.

"I disagi per i pazienti sono enormi, anche perché nelle aree mediche sono ricoverati molti anziani che arrivano disidratati dalle Rsa dove non sono seguiti come dovrebbero dai medici di famiglia che non vanno a visitarli – denuncia il sindacalista Cgil Baldacci – Il personale sanitario è ridotto al lumicino, quindi costretto a lavorare a ritmi parossistici con indosso le tute che fanno caldo anche d’inverno".

Purtroppo l’ondata di caldo eccezionale, che continua a perdurare, sta mettendo alla prova gli impianti costretti a lavorare alla massima potenza per raggiungere la temperatura ottimale richiesta nelle strutture sanitarie. "Ormai probabilmente è tardi, ma per la prossima estate è necessario che l’azienda preveda di cambiare o potenziare il sistema di climatizzazione perché episodi come questi non si debbano ripetere: ne va della salute dei pazienti ma anche degli operatori", dice Baldacci.

In effetti quest’anno problemi di questo tipo sono stati registrati in molti degli ospedali più vecchi dove ci sono impianti obsoleti che non riescono a sostenere il regime cui sono sottoposti.

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