
Medici nelle scuole
Firenze, 8 novembre 2017 - Era assente. Non aveva timbrato il cartellino. Eppure risultava presente, come primo operatore, nelle liste di sala operatoria. Anche in più di una. Marco Carini, uno degli urologi più famosi d’Italia, tra i luminari di Careggi nell’ambito della chirurgia oncologica, è finito nell’occhio del ciclone. Dopo che il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, su segnalazione di alcune anomalie riguardo a presenze e assenze del professionista negli anni 2015 e 2016, ha presentato un’interrogazione all’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi, con richiesta di accesso agli atti, la direzione di Careggi ha attivato una serie di controlli che si sono conclusi lunedì a tarda sera, estendendo la verifica anche al 2017.
Dopodiché è partita la lettera di diffida al professore, ordinario di Urologia all’Università, per ripetute condotte illecite. Una lettera durissima in cui al primario del dipartimento Oncologico vengono contestate 15 assenze (giorni in cui non ha timbrato il cartellino) nel 2015, 5 nel 2016 e altrettante nel 2017 mentre risultava presente nelle liste di sala operatoria, in tutto in 42 interventi. Carini è un professionista dalla gigantesca produttività, sia in ambito pubblico, sia in regime di libera professione. Basti un numero a far balzare agli occhi la mole di lavoro: solo nel 2015 a Careggi ha effettuato 715 interventi che corrispondono al 18% di tutte le operazioni effettuate in Urologia.
La direzione generale dell’azienda ospedaliero universitaria, guidata da Monica Calamai, chiede al profeessore di rispondere con una memoria difensiva. Nelle prossime ore lo incontrerà per capire meglio la questione e affrontare il problema. Già che dalle sue risposte dipenderà l’avvio di un procedimento disciplinare a suo carico e le eventuali azioni legali.
Come scrive in una nota Careggi, l’ospedale si riserva «qualora ne ricorrano i presupposti, di inviare i risultati della verifica all’autorità giudiziaria competente». Il prof, nei giorni di assenza, risulterebbe presente anche in più di una sessione operatoria programmata negli stessi orari. Cosa, che se fosse stato presente non sarebbe poi così anomala per un primario che, spesso, si muove fra più letti operatori svolgendo magari la parte più complessa dell’intervento chirurgico per poi laciare proseguire gli altri operatori in sala con lui.
Ci potrebbe essere stato un errore nel software? Potrebbero essere state inserite le presenze da primo operatore automaticamente, essendo il responsabile della struttura? Calamai nega che questo sia possibile. Di conseguenza intende chiarire al più presto la posizione del professionista. Un fiore all’occhiello di Careggi. Così come tutta l’Urologia.