
Bianca Tamini il 26 marzo quando ha festeggiato 107 anni
Firenze, 30 luglio 2022 - "Se andrò a votare? Vorrei, ma stavolta mi ci devono portare, da sola non ce la faccio. Ma chi si vota? Mi sembrano tutti interessati solo alla poltrona... Piuttosto, sa cosa ho fatto ieri mattina appena tornata dall’ospedale? Mi son mangiata pane e salame, con l’aranciata. Ci vedo e ci sento poco, ma l’appetito non mi manca".
Centosette anni (107, sì), al tempo stesso fragile come una foglia e salda come una quercia, Bianca Tamini è in convalescenza nella casa alla periferia di Scandicci, dove vive con la figlia Giovanna, 82 anni. È appena rientrata dal San Giovanni di Dio, dove le hanno sistemato il polso slogato dopo una caduta. Nel reparto di traumatologia e ortopedia diretto da Ferdinando Del Prete, la signora Tamini si era fatta curare già a 103 e 105 anni, in entrambi i casi per la frattura del femore. "Insomma – scherza – a Torregalli sono di casa". Quando fu ricoverata per la seconda volta, nel 2020, diventò un mito per medici e infermieri pronunciando una frase che illumina da sola una filosofia di vita: "Bisogna sempre rimanere attivi, io per esempio aiuto mia figlia nelle faccende perché è anziana e ha bisogno".
Oggi, dopo il terzo ricovero, risponde di star bene. Ogni tanto qualche momento d’uggia – "non ho più amici, sono morti tutti" – ma cinque nipoti e sette bisnipoti fanno a gara per andarla a trovare nell’appartamento delle Bagnese. Per farsi raccontare, ancora e ancora e non si annoiano mai, di quando da giovane lavorava nei campi di Rosano, a mezzadria, poi il trasferimento a Candeli e vent’anni di fatica in una lavanderia industriale. E le storie di guerra con protagonista il marito soldato in Africa.
Tre figlie, una non c’è più. Un pozzo di ricordi, gioie, lutti, affanni, tempra mentale di titanio. Ha preso la quarta dose di vaccino, prima dell’incidente al polso era al mare con figlia e nipote a Marina di Bibbona. Seicento euro di pensione, più quella del marito. L’elisir di lunga vita? "Volersi bene l’un l’altro". La famiglia numerosa e unita è la sua forza. Ora esce poco, si muove in casa col deambulatore, fuori in carrozzina, le carezze distratte alla gatta Trilly, lunghe osservazioni dalla finestra, legge il giornale con qualche aiutino però se ci sono i panni da piegare li piega.
Il cruccio è aver dovuto ridurre l’attività in cucina. "Prima di rompermi il femore – sorride – questa casa era una trattoria, nipoti e bisnipoti con la scusa di una visitina erano sempre con le gambe sotto la tavola". Specialità, la ribollita. In famiglia però si narra con reverente nostalgia del capolavoro sfornato da nonna Bianca per il suo centesimo compleanno: al posto della solita torta, una pantagruelica spadellata di trippa alla fiorentina.