
FIRENZE
L’imprenditore mugellano Stefano Gramigni è stato condannato a sei anni e otto mesi per le bancarotte delle società che sarebbero state fatte morire, per poi rinascere sopra al ’vecchio’, eludendo però di pagare i debiti con fornitori e Stato. La sentenza è arrivata ieri pomeriggio, al termine della requisitoria in cui il pm Christine Von Borries, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto per lui una pena di sette anni.
I giudici Lisa Gatto, Sabina Gallini e Franco Attinà, hanno recepito quasi in toto le conclusioni della pubblica accusa, assolvendo Gramigni soltanto per due episodi di distrazione di assegni che gli venivano contestati. Un’altra imputazione era prescritta. Gramigni, difeso dall’avvocato Sigfrido Fenyes, è stato inoltre interdetto per 5 anni dai pubblici uffici e condannato al risarcimento alla curatela della società Edilfuture srl di oltre un milione di euro. Gramigni, 58 anni, che nel suo passato aveva già una condanna, nel 2017 era finito anche in carcere, in esecuzione di un provvedimento firmato dal gip. All’epoca vennero sequestrati anche l’immobile e le quote della Future s.r.l. di Barberino del Mugello, un’azienda, con una quarantina di dipendenti, di impianti di aspirazione industriale.
Le indagini condotte dalla guardia di finanza avevano permesso di ricostruire gli "schemi" che sarebbero stati utilizzati da Gramigni, avvalendosi di prestanome a cui intestare formalmente una galassia di società come la omonima Future srl (ma con un diverso identificativo fiscale), la Edilfuture srl ed Intermotive srl. Società che sono state trasferite di sede e dichiarate fallite con ingenti debiti erariali: infatti il modus operandi perpetrato da Gramigni prevedeva, secondo l’accusa, il passaggio del ramo d’azienda da una società all’altra, svuotando in questo modo le società da avviare all’inevitabile crac.