EMANUELE BALDI
Cronaca

"Autocandidature del Pd a Firenze? Gorillaio che aiuta la destra. Il partito alzi la voce!"

Tea Albini, ex parlamentare di Pci, Ds e Pd, discute del cambiamento nella politica locale ai tempi dei social, affermando che una volta la scelta dei candidati era decisa dal partito e non c'erano autocandidature. Oggi, dice, c'è il rischio che il Pd non sia del tutto libero dal renzismo.

"Come si selezionavano i candidati ai miei tempi? Ma è passata un’era geologica...". E invece Tea Albini – la ’Tea’ di Palazzo Vecchio, figlia nobile del partitone rosso che fu (le recenti tinte sbiadite non le piacciono, pare) una carriera di mezzo secolo tra Pci, Ds e Pd con annesse due poltrone in Parlamento (l’ultima ’ereditata’ da Dario Nardella richiamato da Renzi a Firenze nel 2013) – risponde al telefono con voce squillante da ragazzina e in un quarto d’ora snocciola le sue teorie sulla politica locale al tempo dei social con la schiettezza di chi non le manda a dire.

Albini, ma quante cose sono cambiate...

"Senta, io le posso solo dire che provengo da una scuola politica dove innanzitutto la differenza la faceva il merito".

Che oggi non vede più?

"Non è questo il punto. Dico soltanto che il nome di un candidato una volta nasceva da una discussione collettiva interna al partito e solo alla fine la classe dirigente rendeva nota la scelta".

Niente autocandidature?

"Ma va. Mica c’era questo gorillaio. O meglio io potevo anche andare in giro a dire che volevo fare il Papa, ma tanto a decidere era il partito. Che era tutta un’altra cosa".

C’era la gavetta

"Io ho iniziato a metà degli anni Sessanta. Al tempo chi cominciava a far politica veniva mandato a vendere l’Unità la domenica mattina. Poi piano piano si cresceva".

Cosa dovrebbe fare oggi il Pd per cercare di rimettere un po’ in ordine le cose?

"Ci vorrebbe una presa di posizione forte della classe dirigente che deve trovare un accordo sui nomi senza permettere che succeda quello che sta succedendo adesso. Leggo oggi nomi che neanche credo sappiano nulla di Firenze".

E che sta succedendo?

"Stanno facendo di tutto per aprire un’autostrada alla destra. Se la sinistra perde Firenze perde il suo più grande simbolo a livello nazionale".

Ai suoi tempi però il partitone rosso era un monolite. Oggi il Pd deve anche fare i conti con più anime del centrosinistra. C’è un certo Renzi con il quale dover dialogare

"Certo, è innegabile. E ora le dico anche una cosa un po’ pesantina".

Prego

"Siamo proprio sicuri che dietro tutti questi nomi che circolano di politici che si autocandidano non ci sia proprio il suo zampino?"

Cosa glielo fa pensare?

"Il dubbio che il Pd non sia ancora del tutto libero non tanto da Renzi, quanto dal renzismo che è anche un modo di fare politica. E mi faccia dire un’ultima cosa".

Sono qua

"Ma cos’è questo nuovo modo di dire ’Se mi viene chiesto di fare il sindaco io sono a disposizione’? Come se la gente andasse in giro a chiedere agli altri di candidarsi...".