Assemblee ancora vietate. Il pasticcio dei condomìni

I decreti statali prevodono sgravi per i lavori, ma deliberare è impossibile E tutte le decisioni prese in incontri via web possono essere impugnate

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L’ecobonus con detrazione al 110 per cento, previsto dal decreto Rilancio, è un’opportunità per i condomini che devono fare dei lavori di ristrutturazione. Gli amministratori sono per questo subissati di richieste. Peccato, però, che le assemblee siano ancora vietate e la normativa in vigore non prevede nemmeno che possano essere sostituite con quelle virtuali, in videoconferenza. A sollevare la questione è Alessandro Ferrari, presidente di Confartamministratori, che segnala già sul nostro territorio ricorsi ed esposti.

Se infatti è stato modificato il codice civile per consentire oggi alle società di fare le assemblee, non c’è nessuna norma che alleggerisca gli obblighi di procedura per i condomini in tempi di emergenza da coronavirus. Dunque, niente assemblea, nemmeno via web. "Che il legislatore sia sia dimenticato del condominio o che volutamente non abbia modificato la norma, il risultato è lo stesso", afferma Ferrari. "C’è un bellissimo programma di investimenti per i condomini, 110% di agevolazione, miliardi a pioggia. Peccato che – sottolinea – non si possano deliberare i lavori. Ci hanno dato un’auto nuova, ma si sono dimenticati di darci le chiavi". "A marzo sono state sospese le assemblee per l’emergenza coronavirus – spiega Ferrari – e il divieto sussiste ancora oggi. Abbiamo chiesto al Mise e al ministero di Grazia e Giustizia se ci davano un’interpretazione sulla normativa esistente, ma nessuno ci ha risposto. Una totale disattenzione da parte di chi emana leggi sul condominio, ma non si assicura minimamente della loro applicazione".

Nonostante il divieto, qualche amministratore ha svolto lo stesso l’assemblea, in forma ‘fisica’ o ‘virtuale’. "Una scelta, però – mette in guardia Ferrari – della quale è responsabile l’amministratore, nel caso per esempio che qualcuno resti contagiato. Non solo, ma espone l’amministratore, come già è successo, ad esposti e ricorsi rispetto a quanto deliberato. Di fatto, ogni decisione presa in assemblea attualmente è impugnabile". Così, se per esempio i lavori di ristrutturazione sono deliberati a maggioranza, la minoranza che non è d’accordo può chiederne l’annullamento. Anziché l’assemblea, che resta vietata, alcuni amministratori hanno tentato un’altra strada, facendo firmare il contratto e l’accettazione del preventivo per i lavori singolarmente, chiamando un condomino alla volta. "Ma anche in questo caso, non avendo fatto l’assemblea – sottolinea – può buttare tutto all’aria sia chi non ha firmato, sia chi ha firmato e poi, per qualche motivo, ci ripensa". Monica Pieraccini

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