
Arte nel cinema costruito dai nonni
di Andrea Settefonti
Testimonianze e foto che riemergono dal passato per raccontare la storia del cinema di San Donato in Poggio, oltre mezzo secolo di vita per il cinema costruito e scavato nella roccia dai cittadini. Tutti insieme. Pala e picconi alla mano e tanta forza nelle braccia da investire nei ritagli di tempo, la sera dopo il lavoro, nei giorni festivi. Oggi con la stessa voglia di restituire vitalità e dinamismo a quel luogo, la rete dei volontari di ogni età, coordinati da Tommaso Franceschini, presidente della società Filarmonica Giuseppe Verdi, si adopera per rendere il cinema uno spazio di espressione artistica contemporanea. L’edificio originario, sede della Società Filarmonica Giuseppe Verdi, utilizzato per incontri ed eventi musicali, risale agli anni Venti del secolo scorso. Fu dopo 40 anni circa che la comunità si mise all’opera per ampliare lo stabile e costruirvi una sala cinematografica.
Come ricorda Piero Rodani "ero a capo della parte tecnica, avevo poco più di 30 anni, gestivo le proiezioni nella cabina regia. Lì mi divertivo a coltivare la mia grande passione per il cinema, poi sviluppata con il patentino di proiezionista, manovravo pellicole, pizze e proiettori d’inizio secolo". Ernesto Galgani, mosso da una grande passione per la musica, si occupava della programmazione artistica. "Selezionavo – dice - le produzioni cinematografiche. Il più gettonato nella storia del nostro cinema resta il bellissimo, eterno "La dolce vita"".
Daniele Salvietti, anche lui giovanissimo, era l’addetto al bar e si alternava dietro il bancone con i suoi coetanei per accompagnare gli imperdibili pomeriggi al cinema con qualche bevuta e snack. "Sono il nipote di uno dei musicisti che alla fine dell’800 suonava da trombettista nella Filarmonica", dichiara orgoglioso. "Conservo ancora una foto in cui ho avuto l’onore, in memoria di mio padre che contribuì alla realizzazione del cinema, a tagliare il nastro del nuovo spazio nell’ autunno del 1973". E poi c’è Sonia Lensi che anche se all’epoca era un’adolescente ricorda ciò che la famiglia fece per amore del paese. "Le tavole del palcoscenico del cinema sono state realizzate a titolo gratuito e volontario da mio padre e mio nonno che di mestiere facevano i falegnami. La cosa straordinaria è che ci siamo ritrovati a condividere con tutti un grande ambizioso desiderio tradotto in realtà".