
di Lisa Ciardi
Natale ormai è passato ma nella Rsd Oda San Luigi di Firenze, l’arrivo delle dosi anti-Covid viene accolto come un regalo, il più atteso di quest’anno. Anche perché, per pazienti e operatori, i mesi d’isolamento sono stati duri, durissimi. E si sono purtroppo portati via una giovane ospite della struttura che ha contratto il virus dopo un ricovero in ospedale e che non è riuscita a superare la malattia. Villa San Luigi è un centro di riabilitazione e una residenza sanitaria assistenziale per disabili della Fondazione Opera Diocesana Assistenza Firenze Onlus. Qui, a un passo dalle campagne di Castello, vivono una quarantina di ospiti fra i 12 e i 64 anni, con forme di disabilità, patologie e problematiche diverse.
Ad aspettare la busta con le dosi Pfizer, davanti alla porta addobbata per le feste con luci e ghirlande, ci sono i responsabili della struttura. Gli ospiti invece attendono nelle loro camere. Ogni tanto qualcuno esce per controllare se il furgoncino con i vaccini, previsto per le 15, sia in arrivo. Invece la prima a raggiungere la struttura è la squadra della Ausl Toscana Centro, composta da un medico, un infermiere e un assistente sanitario. Si tratta di uno degli otto team entrati in azione fra Firenze, Prato e Pistoia proprio per la somministrazione delle dosi Pfizer. Dopo il rito della vestizione sulla porta, in modo da coprire con tute e visiere ogni spiraglio, il gruppetto entra nella struttura. Poco più tardi è la volta del furgoncino con le dosi, che arriva scortato da una volante della polizia. Il resto della procedura avviene rigorosamente a porte chiuse, sia per motivi di sicurezza che di privacy. Ma entro qualche ora tutti gli ospiti sopra i 16 anni verranno vaccinati. Si tratterà poi di ripetere la somministrazione fra una ventina di giorni, con il cosiddetto richiamo.
"Il vaccino era molto atteso dalle famiglie – spiega Daniela Campani, medico della struttura – tanto che abbiamo avuto immediatamente il cento per cento di adesioni. Sono stati esclusi, non per loro contrarietà, ma per le caratteristiche stesse del vaccino, solo i minori di 16 anni, per i quali non è possibile la somministrazione".
Convivere con la pandemia non è stato semplice: per mesi gli ospiti sono rimasti isolati dai loro familiari e anche tutte le attività interne hanno dovuto essere rimodulate limitando o cancellando, in base alle varie fasi, alcune attività di socializzazione. "Ci siamo attenuti in modo rigoroso alle norme nazionali e regionali – continua la dottoressa Campani – e per mesi gli ospiti hanno potuto contattare i loro cari solo con videochiamate e telefonate".
Poi, in occasione del Natale, è stata organizzata un’ala dell’edificio per le visite. "I familiari sono stati accolti in un cortile esterno – spiega il direttore del centro, Paolo Pisaneschi – mentre gli ospiti sono rimasti all’interno, separati da un vetro. Abbiamo organizzato gli incontri in modo che potessero parlarsi e comunicare. Avevamo qualche perplessità e temevamo che per alcuni ragazzi non fosse una situazione semplice da gestire: invece è andata benissimo. Ci siamo tutti commossi, ma sono stati momenti molto belli e intensi, vissuti da tutti con grande emozione". "In questi mesi abbiamo anche dovuto separare gli ospiti residenziali da quelli del centro diurno – prosegue Cristiana Novelli, coordinatrice dei servizi educativi e riabilitativi – ma fortunatamente siamo riusciti comunque a portare comunque avanti tante attività". Ora, nella busta con 42 dosi consegnata dalla Ausl, c’è la speranza di voltare pagina. Di poter tornare alle uscite e agli abbracci, dimenticandosi un anno che è stato difficile per tutti, ma ancora più duro per chi convive con patologie o fragilità.