Aprì il ristorante nel lockdown. Momi vince anche in Cassazione

La Cassazione conferma l'assoluzione per Momi El Hawi, ristoratore di "IoApro", accusato di rimuovere sigilli durante il lockdown. Motivazioni legate alla particolare tenuità del fatto e alla preoccupazione per i dipendenti. Procura fiorentina respinta.

FIRENZE

Momi El Hawi vince anche in Cassazione. La Suprema Corte ha confermato l’assoluzione per il ristoratore, tra i fondatori del "Movimento IoApro", che era finito a giudizio con l’accusa di aver rimosso più volte i sigilli al suo ristorante durante il lockdown, rigettando il ricorso della procura fiorentina.

Anche gli ermellini, hanno giudicato "non punibile per particolare tenuità del fatto" il titolare del ristorante "da Tito" di via Baracca, difeso dall’avvocato Lorenzo Nannelli, ribadendo la decisione del tribunale di Firenze del maggio 2023.

"Io Apro ha vinto un’altra battaglia, Momi ha vinto la sua guerra", il commento del ristoratore su Facebook. Soddisfazione anche del suo difensore, Lorenzo Nannelli.

La procura aveva fatto ricorso direttamente in Cassazione, ma i motivi dell’appello sono stati rigettati.

Per il giudice Paola Belsito, la prima a pronunciare sentenza di assoluzione verso El Hawi, le aperture del ristorante del leader di Ioapro anche quando i Dpcm lo proibivano sono state dettate dalla "preoccupazione per i propri dipendenti", perché l’imprenditore "si era venuto a trovare sull’orlo di un fallimento e di una chiusura del locale".

Condizione che ha portato il giudice ad assolvere Momi per particolare tenuità del fatto.

L’emergenza sanitaria che impose le chiusure, si legge nelle motivazioni del tribunale, fu "una situazione non ascrivibile all’imputato, che rende meno grave la condotta posta in essere, e che contribuisce a dare il senso di modestia del caso, sotto il profilo della sua rilevanza penale".

ste.bro.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro