Amleto a Sollicciano. I detenuti attori e quel dilemma eterno

Il 2 aprile al Cantiere Florida proiezione del documentario ’Essere o non essere’. Seguirà l’incontro di approfondimento "Dalla parte di chi guarda".

Amleto a Sollicciano. I detenuti attori e quel dilemma eterno

Amleto a Sollicciano. I detenuti attori e quel dilemma eterno

Una giornata dedicata al lavoro della Compagnia di Sollicciano, formazione composta da attori detenuti della Casa Circondariale di Firenze, e a quello di Krill Teatro, che da anni con loro porta avanti progetti e realizza spettacoli. Martedì 2 aprile Materia Prima Festival, l’evento dedicato al panorama teatrale contemporaneo a cura di Murmuris, dedica il palcoscenico del Teatro Cantiere Florida di Firenze (via Pisana 111R) a un tema sempre attuale: quello del carcere. Si parte alle 19 con la proiezione del documentario "Essere o non essere, Amleto": un gruppo di attori detenuti sta provando, a poche settimane dallo spettacolo, la celebre tragedia di Shakespeare. L’interprete principale comunica all’improvviso che intende smettere: anche lui come Amleto ha perso il padre da pochi mesi ed è ossessionato dai demoni. Il dramma si mescola alla realtà in una riscrittura dove la sfida è portare la bellezza della poesia e della lingua shakespeariana nella realtà chiusa della prigione, raccontando allo stesso tempo un dramma che esiste e di cui gli istituti penitenziari italiani godono purtroppo un triste primato: quello del suicidio in carcere.

Seguirà l’incontro "Dalla parte di chi guarda", con gli attori della Compagnia di Sollicciano, gli educatori e la regista Elisa Taddei. Materia Prima è sostenuta da Mic - Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze, Unicoop Firenze (info e ingressi: www.materiaprimafestival.com). "Dopo aver lavorato a una riscrittura in forma di commedia del Don Chisciotte di Cervantes, in cui un detenuto thailandese come Don Chisciotte perdeva il senno e cominciava a vedere, nella miseria del carcere, una realtà immaginifica e fantastica, abbiamo pensato di riprendere la tematica della follia e di declinarla all’interno della realtà carceraria, mettendo al centro uno dei personaggi più interessanti, moderni e controversi del teatro classico, Amleto – spiega Elisa Taddei – Il nostro Amleto è un giovane detenuto di origine africana che ha perso il padre da pochi mesi e mostra i segni di un profondo disagio nel modo in cui si relaziona agli altri. Il disagio psichico dopo il covid è aumentato nelle carceri italiane, lo dicono le statistiche riguardo all’uso massiccio di psicofarmaci. Nel tratteggiare alcuni atteggiamenti di Amleto mi sono ispirata a un ragazzo conosciuto a Sollicciano anni fa".

Maurizio Costanzo

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