’Ama il prossimo tuo’, con Agnelli

In pausa dagli Afterhours, Manuel presenta il suo primo album da solista con una nuova super band

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di Giovanni Ballerini

"In scaletta ci sarà tutto l’album nuovo, ma anche tanti brani degli Afterhours, naturalmente le canzoni che ho scritto io, che sono l’80%. Sarà un concerto lungo, di circa due ore che riprende e perfeziona anche un po’ il live che abbiamo provato questa estate".

Manuel Agnelli continua a vivere la musica all’insegna della novità, dell’adesso, ma affronta sempre di più una riflessione sui tempi che viviamo, in sintonia (e in contatto diretto) con i suoi fan. E’ il caso del tour con cui presenta dal vivo i brani del suo primo disco solista "Ama il prossimo tuo come te stesso" che domani alle 21 fa tappa al Viper Theatre.

Manuel, come nasce questo tour senza gli Afterhours?

"Al momento il progetto Afterhours è in pausa. La band è composta da tanti musicisti di talento e di personalità, con tanti progetti paralleli. Nel frattempo ho tentato questa nuova avventura che mi dà nuova linfa dal punto di vista creativo, una nuova libertà professionale".

Ma in questo tour al tuo fianco c’è una nuova band?

"Avevo voglia di suonare con questi musicisti perché anche nel disco c’è quella sonorità. Volevo riprodurre sul palco queste sensazioni e dal vivo mi sono affidato a Beatrice Antolinini, tastierista di Vasco Rossi, una polistrumentista eccezionale e un animale da palco che mi permette dinamiche interessanti anche dal vivo, dove capita di scambiarsi gli strumenti. Al basso c’è Giacomo Loffetti dei Negrita che mi aiuta a tenere insieme la band, poi ci sono i due ragazzini dei Little Pieces of Marmelade, Daniele e Francesco, alla batteriae alla chitarra, che sono una delle band che avevo a X Factor due anni fa e che sono riuscito a portare in finale. Esprimono una tensione enorme, che faccio fatica a trovare oggi nel panorama musicale".

E’ felice di questa nuova avventura?

"Certo. E’ raro avere una band così, che ti nutre e mi potenzia di energia ed emotività. Ma, è ancora più raro vedere degli artisti che suonano una miriade di strumenti. Per un pubblico di appassionati è bello trovare contenuti con freschezza: non si rischia di vedere una cosa malinconica, ma di godere il rock per quello che è: libertà, grande energia, a tratti provocazione".

Perchè un titolo così biblico? "E’ un modo potente e provocatorio di raccontare quello che c’è nel disco. Racconta bene il clima di quando l’ho scritto, durante il lockdown. Con una gestione del tempo più lenta, più dilatata ho avuto molto tempo per riflettere".

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