
Qualche giorno fa, a Firenzuola, Pellegrina Angeli e Lisa Matti hanno ricevuto notizia che lo Yad Vashem di Gerusalemme ha nominato "Giusti fra le Nazioni" Pietro Angeli e Dina Rosetti (genitori di Pellegrina) e Armando Matti e Clementina Angeli (nonni di Lisa). Una notizia straordinaria: dopo don Leto Casini altri quattro firenzuolini sono insigniti della più alta onorificenza per chi, nel periodo dalla Shoah, ha salvato ebrei a rischio della vita. Essi, a più riprese, si presero cura della famiglia Smulevich, ebrei fuggiti da Fiume e residenti a Prato. Determinante è stato l’incontro con Ermanno Smulevich che fra le carte del padre Alessandro, allora ventenne, ha trovato un diario in cui le vicende della famiglia nascosta fra i monti sono narrate con precisione. "Queste famiglie – notano Rosanna Marcato e Luciano Ardiccioni, che per anni hanno studiato il periodo della guerra a Firenzuola e anche la vicenda degli Smulevich – non avevano nulla di speciale: famiglie di montanari, con molti figli, tutt’altro che benestanti. Alla domanda perché avessero aiutato e nascosto ebrei la risposta era sempre la stessa: perché avevano bisogno. Per mesi hanno condiviso la casa e i pasti".
Marcato e Ardiccioni stanno proseguendo le ricerche: "Davvero possiamo affermare con orgoglio che Firenzuola, nel mezzo della guerra, tra violenze, eccidi, delazioni, retate e rappresaglie nazi-fasciste, fu terra di Giusti, di tanta brava gente che antepose la misericordia e l’umanità alla paura e al rischio personale". Ce ne sono altri che fecero lo stesso delle famiglie Matti e Angeli: "Purtroppo non riconosciuti – nota Marcato – dallo Yad Vashem per la scomparsa delle testimonianze dirette. È il caso di Alfredo e Chiarina Brunetti che ospitarono la famiglia Ventura di Firenze. O di Ancilla Donnini, che portava il cibo ai giovani nascosti negli anfratti della montagna. E molti altri che trovavano il modo di segnalare le situazioni pericolose esponendo lenzuola bianche alle finestre".