
Alluvione (senza fine) in Toscana. Lo stato di emergenza si allarga. Anche i detenuti a spalare il fango
e Laura Natoli
"Siamo stremati, ci manca la tranquillità necessaria per andare avanti. E ricevere un’altra volta l’avviso della Protezione civile di dovere evacuare è stato un altro incubo". Paura, tanta paura. Sempre paura. A Prato, quella fra venerdì e sabato è stata un’altra notte da dimenticare. La pioggia ha ricominciato a battere con forza e il torrente Bagnolo, nella frazione di Sant’Ippolito, periferia Sud-Ovest, è esondato nuovamente allagando alcune abitazioni e gettando nello sconforto i residenti che abitano vicino a quel piccolo torrente.
Dopo l’alluvione del 2 novembre i cittadini si sentivano ormai fuori pericolo e avevano cominciato a rialzare la testa. E invece l’altra notte sono ripiombati nell’incubo. La pioggia caduta venerdì sera ha messo di nuovo in luce la fragilità del territorio toscano di fronte a certi eventi atmosferici estremi, tanto che ieri il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha chiesto al governo di estendere "anche ai territori delle province di Lucca e Massa Carrara lo stato di emergenza in seguito all’eccezionale ondata di maltempo che sta interessando la Toscana dal 2 novembre". Il governatore, che domani accoglierà a Campi Bisenzio (Firenze), uno dei comuni maggiormente colpiti, il ministro della Protezione civile Nello Musumeci che sarà anche a Forte dei Marmi martedì – ha ricordato che dovrà fare una relazione sui danni entro 30 giorni dalla sua nomina a commissario, quindi il 3 dicembre: "Non faccio le corse perché non voglio lasciare fuori i danni alle cose che si sono creati e voglio metterceli tutti, quindi utilizzerò tutti e 30 i giorni, perché poi vedo che ogni giorno che andiamo avanti ne scopriamo di nuovi".A Prato intanto si tenta di tornare alla normalità. "Riprendere a pulire il piazzale di casa appena liberato da acqua e fango è stato deprimente – dice Gorana Hochberger, che vive con marito e due figli a Sant’Ippolito –. Riacquisire la quotidianità di prima del disastro, in questo momento, ci appare una missione impossibile. Fino a che gli argini del Bagnolo non verranno messi definitivamente in sicurezza, non potremo neppure cominciare a risistemare la casa. I rischi, come abbiamo visto la notte scorsa, sono ancora alti".
Proprio accanto a Gorana abitano Marcello Menicacci e sua moglie. "Ho 73 anni e non ho mai vissuto situazioni del genere. Durante la prima ondata di maltempo – racconta con il volto solcato dallo scoramento – ho avuto fino a un metro di acqua in casa. Stavolta è andata meglio, ma i danni sono ingenti, anche qui nei campi che coltivo. Non ho lasciato casa mia venerdì sera anche se la protezione civile ci ha avvertito del pericolo. Ho preferito salire al secondo piano, ma questo non significa che non abbia avuto paura. Da dieci giorni ogni volta che piove, il pensiero torna a quella tremenda notte del 2 novembre".
Intanto ieri il sindaco di Prato Matteo Biffoni è tornato a chiedere "aiuti per la sua città". "Abbiamo bisogno di ripartire immediatamente, dateci sostegno economico e strutturale", dice al governo nazionale. È un appello "ossessivo che nei prossimi giorni ripeteremo", promette. "Da adesso in poi il mio primo impegno sarà far ripartire quanto prima la città e le imprese – conclude il sindaco –, è necessario ripristinare i capannoni, ricomprare i macchinari e rimettere tutto a sistema per la ripartenza".
Intanto fra le tante dimostrazioni di solidarietà c’èa anche quella della polizia penitenziaria che in questi giorni difficili ha supportato le altre forze dell’ordine nella gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza contro lo sciacallaggio. Anche alcuni detenuti saranno impiegati da mertedì nelle operazioni per rimuovere fango e detriti dalle strade.