Dalla Bielorussia alla Germania, dall’Ucraina all’Italia. E ora, per la prima volta, al Teatro del Maggio, per completare il poker d’assi della più promettente generazione di giovani direttori d’orchestra che ha illuminato la stagione invernale. Vitali Alekseenok (nella foto), classe 1991, nato in Bielorussia e vincitore del Premio Toscanini di Parma nel 2021, sarà domani alle 20 sul podio della Sala Mehta alla testa di Orchestra e Coro, con quattro solisti dell’Accademia del Maggio: Nikoleta Kapetanidou, Aleksandra Meteleva, Dave Monaco e Alessandro Abis. Una carriera sfolgorante, la sua, che lo ha visto in breve tempo calcare i palcoscenici europei più prestigiosi. "In Bielorussia ho studiato trombone ed ho suonato in molte orchestre sinfoniche. Lì tutti gli studenti di strumenti a fiato devono studiare direzione d’orchestra ed è stata la mia insegnante, Tatiana Mitiaghina, che mi ha incoraggiato a intraprendere questo percorso. Poi mi sono perfezionato in Russia, in Germania e in altri Paesi, ma sono molto legato all’Italia. Ho cominciato ad amare la sua lingua e la sua cultura da quando avevo vent’anni, tanto da accanirmi nella lettura dei Promessi Sposi… Ho diretto un’orchestra giovanile in Piemonte, sono stato assistente al Comunale di Bologna ma vincere il Premio Toscanini mi ha lanciato: ho diretto la prima mondiale dell’opera ‘Il piccolo Principe’ di Pierangelo Valtinoni alla Scala e adesso sono direttore principale ospite del Teatro Bellini di Catania. Amo l’opera lirica da quando a 18 anni ho assistito a Minsk alla Tosca di Puccini, ho scoperto il belcanto e me ne sono innamorato. Dal 2022 sono kapelmeister alla Deutsche Oper am Rhein di Dusseldorf e in autunno dirigerò Nabucco".
Una parte della sua attività si svolge in Ucraina. Cosa significa fare musica in guerra?
"Dal 2021 sono direttore artistico del Kharkiv Music Fest. L’anno scorso sono stato in Ucraina due volte, a Kharkiv e Lviv. Abbiamo tenuto un concerto nel frastuono dei bombardamenti e delle sirene: un’esperienza unica. E sconvolgente. Le persone hanno un grande bisogno di normalità che è loro negata. Ascoltare un concerto o fare una passeggiata è sempre pericoloso ma lo fanno per sentirsi normali. E la musica può dare loro qualche ora di calma e speranza".
Quando ci tornerà? E ha paura? "Tornerò in Ucraina tra due mesi. Non ho paura perché non me lo posso permettere davanti a 30 milioni di persone che ogni giorno vivono la realtà della guerra. È importante che in Europa si sappia come si vive in quei luoghi . È’ anche per questo che ho scelto di svolgere là un’attività di puro volontariato: la musica deve portare pace".
E il concerto si accorda con questo proposito e con l’atmosfera delle festività pasquali…
"Sì, il programma si svolge nello spirito della Passione di Cristo. Inizia e termina con una fuga: quella del Ricercare a sei voci dell’Offerta musicale BWV 1079 di Bach riorchestrato nel 1935 da Anton Webern, e quella del finale dello Stabat Mater di Rossini, una grande pagina che alterna lo stile dell’opera al contrappunto. Crea una connessione tra due autori così diversi. Bach la scrisse in tarda età, come tributo a Federico il Grande di Prussia presso cui lavorava suo figlio Philip Emanuel. Non è un pezzo sacro ma possiede una grande spiritualità. Bach era molto religioso e questa offerta vuole richiamare il sacrificio di Cristo per l’umanità intera. Sono molto felice di esprimere questo messaggio in perfetta sintonia con un’orchestra e un coro meravigliosi".
Chiara Caselli