
Al Viper si poga: svolta elettrica stile Punkreas
di Giovanni Ballerini
Cippa alla voce, Paletta al basso e alla voce, Noise alla chitarra e alla voce, Gagno alla batteria, Endriù alla chitarra, in una parola Punkreas. Con undici album di inediti alle spalle, oltre trent’anni di carriera, la band di San Lorenzo di Parabiago è in tour per presentare il nuovo album "Electric Déjà-Vu". Domani lo farà al Viper con un concerto all’insegna dei migliori del punk rock e ska punk in circolazione. "Sarà una bella festa, vogliamo che tutti partecipino attivamente all’evento, che tutti facciano parte della stessa situazione. Il live inizia quando arriviamo nella location e finisce quando ce ne andiamo, nel mezzo c’è un momento di liberazione e condivisione collettiva".
Noise, che concerto avete preparato?
"Sarà un concerto elettrico, dopo un lungo periodo in cui suonavamo in acustico. Per esaltare le canzoni di un disco di cui andiamo molto fieri perché crediamo di essere riusciti a mettere insieme in queste canzoni tutta l’energia, la semplicità e persino l’ingenuità dei primi lavori, con la capacità che abbiamo sviluppato negli anni di arrangiamento e produzione"
Che scaletta proporrete a Firenze?
"Mischieremo i nuovi brani ai nostri successi. Un mix che esalta il pubblico, che li balla, li canta, si diverte, poga dall’inizio alla fine. E’ il massimo della soddisfazione per noi avere questo bel riscontro dal vivo".
Mantenete l’attitudine punk? "Certo, ma il nostro non porta avanti il nichilismo allo stato totale, come quello inglese. Il nostro no future è declinato in altra maniera: non vogliamo il futuro che è stato deciso da altri, ma uno diverso, uno migliore, in cui un altro mondo è possibile". Come è nato Electric Déjà-Vu?
"Ha avuto una gestazione più lunga del solito, perché in realtà il disco doveva uscire nel 2020, per le celebrazioni dei nostri trenta anni di carriera. A causa della pandemia abbiamo dovuto aspettare perché noi promuoviamo la nostra musica con i concerti dal vivo che in quel periodo non si potevano fare. Questo ci ha costretto a rivedere le canzoni, rimettere mano ai testi e scriverne alcune nuove, ma ci ha permesso una visione di lungo periodo".
In che senso?
"Ci siamo accorti che certe dinamiche tendono a ripetersi in maniera abbastanza simile. Le vecchie canzoni andavano ancora bene, come i corsi e i ricorsi storici, che tendono a ripetersi. Da questo è nato il titolo del disco".