STEFANO BROGIONI
Cronaca

Il pm di Tangentopoli e della P2: "Finita Mani pulite, resta il malaffare"

di Pietro Mecarozzi FIRENZE Gherardo Colombo è l’ex magistrato di Mani Pulite. È anche il giudice della scoperta della P2 e del...

Gherardo Colombo, 78 anni, dopo una vita in magistratura oggi si occupa di divulgazione

Gherardo Colombo, 78 anni, dopo una vita in magistratura oggi si occupa di divulgazione

di Pietro MecarozziFIRENZE

Gherardo Colombo è l’ex magistrato di Mani Pulite. È anche il giudice della scoperta della P2 e del delitto Ambrosoli. Un uomo che ha fatto tremare i potenti. Un uomo che conosce il rapporto tra politica e magistratura e il rapporto tra il potere e la corruzione. Ne ha studiato l’origine, gli effetti e la sua struttura. E oggi, riesce a riconoscerne la mutazione, i punti deboli e le nuove strategia d’attacco.

Colombo, prima l’inchiesta in Liguria, poi il terremoto Occhiuto e pochi giorni fa le accuse alla sindaca di Prato. Il paragone con Tangentopoli è subito stato riproposto. Lei cosa ne pensa?

"Bisogna prima fare una premessa: le indagini sono in corso e vale la presunzione d’innocenza. Ci sono comunque delle differenze con Tangentopoli: prima la corruzione era sistematica, e legata in modo molto stretto con i finanziamenti illeciti al partito. Oggi il finanziamento illecito è molto più limitato. I partiti fanno meno spese il che vuol dire che hanno meno soldi. La corruzione è ugualmente diffusa, ha solo cambiato la sua struttura, e riguarda soprattutto il livello della burocrazia, qualunque essa sia".

Nei recenti scandali, i protagonisti sono spesso imprenditori e politici. Com’è cambiato il dialogo tra questi due mondi?

"È cambiata la relazione tra questi due mondi. Mentre prima, almeno fino agli anni ‘90, esisteva una distinzione forte tra politica e imprenditoria, adesso si assiste invece a sempre più frequenti ‘mescolamenti’. Ovviamente non è una regola assoluta, ma capita spesso che gli imprenditori facciano politica direttamente prendendo le decisioni che spettano ai politici".

Molti dei suoi colleghi definiscono la corruzione come connaturata alla natura umana. Come si può intervenire secondo lei?

"L’osservanza delle regole si ottiene attraverso educazione al rispetto e controllo. Dovrebbero esserci entrambe. O noi cambiamo l’impostazione culturale o è difficile uscirne".

Mani Pulite non è servita?

"Mani pulite non è servita. È finita Mani Pulite, non è finita la corruzione".

Il livello di insofferenza della politica nei confronti dell’azione della magistratura sta superando la soglia di guardia?

"A nessuno piace essere controllato, tanto meno all’esecutivo. Ci sarà sempre l’insofferenza nel confronti del controllo, è una costante storica".

Cosa pensa della separazione delle carriere?

"Dobbiamo pensare agli effetti che produce non sulla magistratura, ma sui cittadini. Perché con la separazione delle carriere il pubblico ministero avrà interesse soltanto a vincere il processo, e perderà sempre di più la cultura del giudice. A mio parere, dovrebbe invece ragionare come il giudice, affinché il suo lavoro sia svolto con l’indipendenza necessaria".

Un’altra grande novità è stata l’abrogazione dell’abuso d’ufficio...

"Non avrebbe rilievo l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, se esistessero forti misure di prevenzione di altro genere, che purtroppo non ci sono, in grado di evitare con efficacia il ripetersi di comportamenti analoghi. E che si usassero strumenti sanzionatori capaci di dissuadere, cosa che non accade con la minaccia del carcere".

Cos’è per lei la giustizia?

"Giustizia in Italia vuol dire coerenza con la Costituzione. È giusto riconoscere e rispettare l’abilità di tutte le persone".