OLGA MUGNAINI
Cronaca

Age Pride: da libro a spettacolo: "Superiamo i cliché sulla terza età"

Alessandra Faiella porta in scena al Puccini il testo di Lidia Ravera, con leggerezza e profondità

Alessandra Faiella al Puccini con “Age Pride“ dal libro di Lidia Ravera

Alessandra Faiella al Puccini con “Age Pride“ dal libro di Lidia Ravera

Riuscire a invecchiare, alla fine, è una conquista o una condanna? Ed è possibile restare giovani, almeno nell’anima, senza scivolare negli eccessi del giovanilismo?

L’argomento merita leggerezza, ma anche profondità e saggezza. Elementi che Lidia Ravera ha saputo condensare con sagacia nel suo libro “Age Pride”. Testo che ora Alessandra Faiella porta in scena in uno spettacolo altrettanto sincero, imprudente e provocatorio, che diverte ma che costringe anche a qualche riflessioncina.

Age Pride“ arriva sabato alle 21 al Puccini, con una produzione Teatro Franco Parenti, per la regia di Emanuela Giordano, musiche Giovanna Famulari, immagini della fumettista, scrittrice e illustratrice Cinzia Leone.

Alessandra Faiella, cosa avete privilegiato nell’adattamento scenico del libro dei Lidia Ravera?

"Certamente la leggerezza, ma anche l’intensità. La regista Emanuela Giordano mi ha dato carta bianca nell’approccio col pubblico, che in diversi momento è coinvolto con domande, con la possibilità di rispondere e di votare. Ma il filo conduttore è l’ironia, senza nulla togliere a temi importanti quali il nuovo terzo tempo della vita, che la Ravera affronta nel suo libro".

Paradossalmente, vivere tanto è un’opportunità o un problema?

"Secondo l’autrice, e anche secondo me, è una conquista nel momento in cui si riesce a vivere uscendo dagli stereotipi, dalle convenzioni e da tutti i cliché sulla terza età, che ci hanno sempre spinte a rinchiuderci in noi stesse o tra le braccia dei chirurghi plastici. Insomma, l’invito è a superare tutti quei pregiudizi che rendono questo terzo tempo così faticoso".

E come si fa?

"Dobbiamo inventarci una nuova vita che non necessariamente è condannata alla solitudine, all’ansia dell’eterna giovinezza, o alla paura di sentirsi esclusi dal rapporto con gli altri. Tutto dipende dal nostro atteggiamento. Questo non vuol dire però giovanilismo, perché non significa negare il cambiamento, ma accettarlo e pensare che si può ancora dare e fare molto anche se in altro modo".

Esempi da seguire?

"Per la verità ognuno dovrebbe essere se stesso il più possibile, cercare di vivere quest’ultima parte della vita con coerenza e senza forzature particolari, ma con desiderio di non ripiegarsi. A un certo punto dello spettacolo c’è un passaggio in cui si dice che se il mantenimento ordinario e straordinario del nostro corpo occupa due terzi della nostra giornata, il rischio peggiore è di accartocciarci su noi stessi. Quindi, bisogna andare al passo del tempo col tempo".